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  • Se Milano perde Inter, Milan (e Bocelli)

    Se Milano perde Inter, Milan (e Bocelli)

    E adesso chi glielo spiega agli inglesi che Milano è diventata come Manchester e Londra. La zuppa parla di calcio, sia chiaro. Ma il rischio è che, come i perfidi anglosassoni (che ancora sono convinti di essere li inventori del football), anche gli italiani si trovino le due squadre della capitale industriale in mano a investitori stranieri, sull’asse russo-arabo.

    Andiamo subito al dunque. L’Inter dei Moratti sarebbe for sale, in vendita. No comment dal quartier generale. D’altronde la stessa smentita è arrivata per la loro compagnia petrolifera, la Saras. Che è all’affannosa ricerca di un partner. Prima ha circolato con insistenza la voce di una sua uscita di Borsa (delisting) ad opera degli stessi Moratti e poi quella della sua vendita ad un socio russo. Che poi sarebbe la stessa cosa. In sostanza il nuovo socio pretenderebbe la maggioranza dell’azienda di raffinazione e, sulla base di quanto pagato alla family

    Moratti, potrebbe così essere costretto a lanciare un’offerta totalitaria sul resto delle azioni in circolazione. Uno scenario da beffa per i risparmiatori, che si sono fatti ingabbiare in uno dei peggiori investimenti petroliferi del secolo (si fa per dire). Collocata cinque anni fa a Piazza Affari, oggi le sue quotazioni valgono un sesto del valore di allora. Pensare che i Moratti si possano ricomprare oggi a prezzo di sconto, e che sconto, quanto venduto agli ignari risparmiatori nel 2006 (ipotesi delisting) è un’idea che suona eccessiva anche per loro. Meglio affidare la pratica al russo danaroso. Nell’ultima settimana il titolo Saras ha guadagnato il 50 per cento. Qualcuno già sa, evidentemente. E compra. Non vi preoccupate, non succederà nulla: in Italia i pizzicati per insider trading, nella finanza che conta, sono stati quattro gatti (tra cui alcuni parenti acquisiti del mitico ingegner De Benedetti, che in settimana ha pontificato sui motivi della crisi finanziaria, ma questa è un’altra storia di capitalismo fighetto).

    Per diventare come Manchester, tocca che anche il Milan cambi padrone. E qui la zuppa scende in un terreno delicato. E racconta quel che sa, oltre a quel che si è detto. Se fosse per Silvio Berlusconi, la squadra resterebbe sempre in casa. E si può dire che Berlusconi-Penelope ha sempre fatto in modo di non ricevere mai l’offerta al prezzo giusto per la sua tela. Ogni acquisto di un giocatore d’oro era preceduto da un sontuoso mazzo di fiori a Segrate sulla scrivania della figlia Marina. Quasi a dire: l’ho fatta grossa. Ma forse siamo arrivati al redde rationem. Per il Milan, sussurrano con prudenza dalle parti della Fininvest (e pensate un po’ quanta ne dobbiamo usare in questa zuppa), deve essere trovata una soluzione. Presto.

    ps. Grandissimo colpo di Marco Tronchetti Provera. Non tanto per aver presentato ai Moratti il probabile acquirente della Saras. Ma quello di essersi assicurato Andrea Bocelli alla presentazione del calendario Pirelli che si terrà il giorno di San Nicola a New York. Dopo il concerto al Central Park, il tenore italiano ha aumentato, se possibile, le sue quotazioni nella Mela chic. Un piccolo smacco per la Scala, anch’essa demorattizzata, che si trova la concorrenza del Cal2012 dall’altra parte dell’Oceano. Se oltre a Milan e Inter, Milano si perde anche la prima della Scala, siamo davvero finiti.

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