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Scusi Sousa, ma è impazzito?
Allora resta in piedi la prima ipotesi: farsi liquidare, aspettare e approdare ad un altro lido. Sousa le credenziali ce l’ha. Altrimenti che senso avrebbe la freschissima dichiarazione: “Bernardeschi merita una squadra migliore?” Proprio adesso, che, diciamolo, dopo qualche incertezza tattica dovuta all’ allenatore, il giocatore sembra aver trovato quel posto di elezione, che non lo vede vagare ai lati del campo, ma lo pone più avanti, vicino alla porta.
Nella ormai proverbiale ambivalenza dellavalliana ( Fiorentina t’amo o non t’amo) la dichiarazione di Sousa destabilizza un ambiente e una società che, ogni anno, parte con squilli di tromba, salvo poi non fare mai quel salto di qualità eternamente annunciato. Posto che non muore nessuno, quello di Sousa è un suicidio o un ammutinamento?
I tifosi, disorientati, s’infuriano fra molti dubbi e poche certezze e si straniano di fronte all’ennesima, forse non necessaria, crisi d’identità. L’addio di Sousa sarà lungo o repentino? Di certo è triste come un fado, malinconico e po’ paradossale, intriso di nostalgia per la perdita di una grandezza mai giunta.