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    Russia vs Ucraina, perché Putin perderà e a vincere sarà  la Cina

    Russia vs Ucraina, perché Putin perderà e a vincere sarà la Cina

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    Fra le tante immagini utilizzate da commentatori e analisti internazionali, quello che sta avvenendo tra Russia e Ucraina è simile, metaforicamente, a una partita di calcio. Diciamo che Putin s’era preparato da tempo a questa partita e gli altri (il fronte occidentale) non la volevano giocare. Non solo ha accumulato fondi e riserve economiche per affrontare, all’inizio, le sanzioni che subirà, ma ha addirittura dichiarato da tempo quale fosse la sua strategia. Si può leggere nell’exergo di “Limonov” di Emmanuel Carrère: “Chi non rimpiange l’Unione Sovietica è senza cuore, chi vuole resuscitarla è senza cervello”, firmato Vladimir Putin. Lui non vuole certo resuscitare l’URRS di stampo comunista, piuttosto riaffermarne la potenza politico geografica, in chiave autocratico capitalistica. Quello che è accaduto dopo il 1991 ossia lo smembramento di molte Repubbliche autonome resesi indipendenti dalla patria “madre e matrigna”, non gli va giù. E allora: Crimea, Bielorussia e ora Ucraina, la più grande, la più ricca, la più importante delle annessioni condotte con la forza.

    C’è già chi dice che Putin avrebbe vinto il primo tempo di questa partita, scatenando una guerra lampo, giocando sul fatto che l’Occidente non può reagire militarmente, pena lo scatenamento della Terza Guerra Mondiale fra potenze detentrici di armi atomiche. Ricordando l’illustre e funesto precedente di Hitler, gioca all’attacco. Europa, America, Giappone in difesa, perché il contropiede delle sanzioni con costi pesanti per l’economia russa (niente più finanziamento del debito statale, blocco delle esportazioni, resecazioni chirurgiche a Londra, Parigi, Berlino sui beni degli oligarchi, inflazione interna record, affossamento della borsa moscovita…) nel breve potrebbe essere disinnescato. Questa risposta immediata dell’Europa, poi, darebbe spazio a contrattacchi ficcanti con sacrifici ingenti soprattutto per l’Europa: prezzi di gas e petrolio in aumento, maggiori costi per alcune materie prime, sofferenze a banche esposte.

    Si prospetta anche un secondo tempo difficile per noi occidentali perché Putin potrebbe attaccare l’Ucraina anche con un laterale e un interno: dalla Bielorussia militarmente e con l’imposizione d’un governo filorusso a Kiev. I costi in termini umani potrebbero essere ingenti per un Paese che, nel 1991, si è espresso a schiacciante maggioranza per l’indipendenza dalla Russia. A questo punto la partita sembrerebbe finita o quasi. Ma Putin non ha previsto che la Nato sarà molto probabilmente decisa a potenziarsi. Dalla panchina entreranno nell’Alleanza Atlantica nuovi giocatori come la Svezia e la Finlandia. La Nato che sonnecchiava si risveglierà proprio ai confini della Russia e nel primo tempo supplementare, le sanzioni faranno già sentire i loro effetti pesantemente, isolandola dal sistema finanziario internazionale che fa perno sul dollaro. Nel secondo tempo entrerà in campo l’embargo alle tecnologie occidentali. Alla lunga una Russia isolata, funestata da un’inflazione galoppante e un peggioramento delle condizioni di vita dei suoi cittadini, avrebbe un solo sbocco: la richiesta d’aiuto alla Cina, che per ora funge da arbitro interessato, ma potrebbe essere la vincitrice senza neanche scendere in campo, sostenendo una nazione amica in difficoltà, per poi prenderla ostaggio

    Insomma, la partita è ancora lunga, siamo al primo tempo e ai supplementari bisogna arrivarci. E potrebbe vincere chi non gioca.

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