Sconcerti: Platini, e questo sarebbe socialismo?
E’ molto interessante l’atteggiamento di società e media sul fair play finanziario, cioè sul nuovo meccanismo del calcio per cui si potrà spendere solo quello che si incassa, quindi fine del mecenatismo, fine della possibilità di un presidente di mettere i soldi che vuole nella squadra. Credo anch’io sia una bellissima novità, ma se è giusto il fair play adesso, non si può dimenticare che questa novità cristallizza cinquant’anni di risultati del mecenatismo. In sostanza, prima abbiamo affermato gerarchie definitive nel calcio attraverso i finanziamenti dei presidenti, abbiamo costruito santi, leggende e scudetti, poi si dice che era tutto sbagliato, insopportabile. Ma nel frattempo le gerarchie sono in essere, i fatturati anche, i privilegi idem (per esempio i diritti tv). Moratti ha ripianato deficit di gestione per quasi un miliardo e mezzo. E’ un predidente emerito o un fuorilegge? La Juve deve ripianare un deficit di cinquanta milioni a semestre. Investe o dilapida? Il calcio italiano perde 250 milioni l’anno di cui l’88.8 per cento è un debito di Inter-Milan-Juve. Otto squadre guadagnano, due sono pari, altre sei alternano come tutti. Il debito è di chi vince. Ora Platini ci dice che non è giusto, ma non toglie nulla ai “colpevoli” e non dà niente a chi è stato battuto per cinquant’anni dalle squadre fatte con i condannatissimi debiti degli altri. C’è aria di finto socialismo, un vecchio sapore di presa in giro. Vorrei chiedere a Platini, al segretario Infantino che è alla base del progetto: ci sono conclusioni più serie di quelle che ho appena esposto?
Mario Sconcerti (corriere.it)