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Sconcerti a CM: 'Turno di Coppe peggio del ko con la Svezia. Juve male in Champions, figuraccia Milan, Inter...'
Sconcerti, come sta il calcio italiano? «Male, ma prima di tutto lasciami dire una cosa. Non me l’aspettavo. Non riuscivo a prevedere una situazione di questo genere, anzi, per la prima volta ero diventato un po’ ottimista. Pensavo che il calcio italiano fosse più avanti, mi ero illuso. Avevo visto buoni tratti di Juve, tratti di Inter e di Napoli, anche dell’Italia di Mancini. Tutto mi faceva pensare che si fosse vicini alle altre d’Europa, invece siamo lontani, molto lontani».
Come leggi questo passo indietro?
«Questo ultimo turno di coppe lo reputo ancora più negativo della sconfitta contro la Svezia, nel novembre di un anno fa. Quella fu l’eliminazione dei giocatori italiani, che sono comunque una minoranza. Mentre questa bastonata riassume la brutta stagione di un intero movimento. Non siamo all’altezza, ecco il problema».
Quali sono i nostri limiti?
«La prima cosa che ho notato è stata una diversità fsicità, che ci penalizza. L’ho vista nel Liverpool, nel Psv e persino negli svizzeri dello Young Boys. Il Psv ha fermato l’Inter con la sua grazia messa al servizio di una grande forza fisica. E poi c’è un discorso che va fatto sulla rapidità. Noi in Italia parliamo di pressing alto, ma quello che ho visto io in queste sfide è una cosa diversa: la rapidità con cui olandesi e inglesi e anche gli svizzeri recuperavano il pallone le nostre squadre non ce l’hanno. In Italia c’è bisogno di una fisicità diversa, che ancora non conosciamo».
La sconfitta della Juventus però è stata indolore.
«Guarda, la fotografia di come sta il nostro calcio ce la dà la Juve. Una squadra eccezionale in campionato ma che in Champions ha perso due partite su sei, contro Manchester Utd e Young Boys. Voglio essere chiaro: ciò non intracca le prospettive finali, penso sempre che la Juventus sia una delle due-tre squadre attrezzate per vincere la Champions, ma vale come un avviso ai naviganti».
Allegri ha parlato di motivazioni.
«Io invece penso che per una grande squadra non è mai un problema di motivazioni. Una grande squadra gioca sempre la sua partita. Se Allegri parla di motivazioni scarse, significa che ha visto una brutta Juve».
Ti aspettavi la debacle del Milan ad Atene?
«No, sono molto sorpreso. Non mi ricordo da quanto tempo è che non prendiamo tre gol da una squadra greca. La questione più interessante, vale per il Milan ma anche per le altre italiane, è capire perché dopo un’ottima partenza abbiamo finito per fare queste figure».
Che ragione ti sei dato?
«Sono andate avanti le squadre inglesi e questo ha tolto spazio a tutti e soprattutto a noi che eravamo- e siamo - i meno forti in una certa Europa».
Dopo la «retrocessione» cambia qualcosa per Inter e Napoli in campionato?
«No, non cambia niente. L’eliminazione del Napoli - che era più avanti dell’Inter nel progetto di diventare una grande squadra - brucia, certo, ma ora devono rendersi conto che c’è stata una frenata e ripartire. Quello del Napoli non lo considero un fallimento. Il Napoli ha fatto un buon girone, diciamo che ha mancato il salto di qualità, la promozione, il completamento che ti fa diventare una grande squadra. Io pensavo fosse già arrivato ma non è stato così. Ora però c’è l’Europa League, e questo Napoli la può vincere».
Marotta è ufficialmente all’Inter.
«Marotta va in una società ambiziosa, è una sorta di ritorno a casa. Deve cominciare tutto, come fece alla Juventus. Arriva al momento giusto. La fine del rapporto con la Juventus lo ha ferito, avrà voglia di riscatto e di continuare a fare il suo lavoro, bene come lo ha fatto fino a ieri».