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Sconcerti a CM: 'Ibra e Ronaldo due fenomeni, ma il campionato è modesto. La rivoluzione di Conte non porta risultati'
Sconcerti, dopo una vita la Serie A ha tanti padroni.
«C’è un dato importante. Il Milan capolista ha 17 punti, e 17 punti in 7 partite in tempi normali sono pochi. Due anni fa eri quarto, l'anno scorso secondo a -4 dalla prima. Ma il dato europeo conferma che è così ovunque. In Inghilterra comanda il Leicester con 18 punti in 8 gare, in Spagna la Real Sociedad ne ha 20 dopo 9 giornate. Questo ci dà la conferma che di questi tempi non si possono applicare i valori giudizio normali».
Intanto Ibra e Cristiano sembrano tutto, fuorché normali. «Sono due campioni, nettamente migliori di tutti gli altri. Il fatto che uno abbia 35 anni e l'altro 39 ci dice che il nostro è un campionato modesto. Siamo stati dominati dalla Juve per nove anni ma la Juve fuori dall’Italia non ha vinto nulla. Ecco perché sono contento che ci sia equilibrio. Ricordati che nel calcio non conta mai il livello di gioco, se no tra i dilettanti dovrebbero essere tutti infelici; conta vincere».
E chi non vince, come Conte, se ne esce con frasi inopportune dando dell’avvinazzato a chi sostiene che l'Inter sia senza furore. «Conte è così, si accende e porta una luce potente che nel frattempo lo logora. Lui ha fatto una rivoluzione nell’Inter, l'ha resa molto più offensiva e le ha tolto equilibrio. Ma parliamo di una squadra che continua a subire troppi gol e ha vinto solo 3 partite su 10 ufficiali disputate fin qui. L'Inter ha giocatori poco mescolabili, soprattutto a centrocampo; l'abbiamo detto tante volte. Ha due enormi attaccanti - Lukaku e Lautaro - che le permettono di riprendere partite che aveva perso. Ma è ancora tutto molto vago. Il problema è un altro».
Quale?
«Ci sono stati pochi confronti diretti calcolando che - dai 17 del Milan ai 12 di Inter e Verona - ci sono otto squadre in 5 punti. Sono gli scontri diretti che misurano le squadre. La Juve, per esempio, ne ha giocati due, con Lazio e Roma, e li ha entrambi pareggiati. Così la Roma: due pareggi con Juve e Milan. L'Inter ha perso con il Milan e pareggiato con l'Atalanta. C'è ancora tanto equilibrio, e ho come la sensazione che possa ancora durare».
Che ne pensi del pasticciaccio dei tamponi?
«C’è un'inchiesta federale e soprattutto un’indagine della Procura. A me sembra strano che se li fai in un posto sei positivo e se li fai in un altro sei negativo. Chi dovrà giudicare giudicherà, aspettiamo, ma non mi sembra che tutti abbiano tenuto un comportamento virtuoso».
Le Asl regionali hanno in mano le chiavi del campionato.
«E’ una vicenda scabrosa, non ne usciamo. Alla luce di quanto successo in questo week end bisogna ripensare anche a Juventus-Napoli. Tra l'altro mi sembra che Marotta stia puntando il dito sul privilegio di alcune città - e di conseguenza di alcuni club - senza però avere una visione di insieme».
Non ti sembra che Nations League e amichevoli siano superflue in questo periodo di emergenza?
«Per interrompere i tornei dovrebbero intervenire i giocatori, ma non lo faranno. La verità è che il calcio sta difendendo i suoi soldi. A proposito di soldi: non ce ne sono più. E l'equilibrio di cui si parlava prima è una conseguenza di un calciomercato che non ha spostato nulla. Di fatto, non c’è stato un vero calciomercato. I giocatori che spostano gli equilibri da noi non sono venuti. L'unico vero movimento di livello è stato Hakimi, preso con i soldi arrivati con Icardi. Ma mi viene da sorridere quando sento dire: la Juve ha preso Arthur. No, la Juve ha venduto Pjanic. Che è una cosa diversa. E’ arrivato Arthur, ma solo per fare una plusvalenza».
Un’ultima cosa: al di là della tripletta segnata col Genoa mi sembra che Mkhitaryan sia uno dei pochi giocatori di livello internazionale in giro sui nostri campi. Ti chiedo di inquadrarlo.
«Mkhitaryan è un Totti in sedicesimo. E’ intelligente, sa fare tutto e lo fa bene, gioca in 20-25 metri ma lì fa la differenza. Attenzione: il suo non è mai stato un problema tecnico, lì Mkhitaryan non si discute. Il suo problema è fisico. Anche l’anno scorso si è fermato a lungo, ma ovunque ha giocato - dalla Bundesliga alla Premier - Mkhitaryan quando è stato bene ha sempre messo in mostra il suo talento».
«C’è un dato importante. Il Milan capolista ha 17 punti, e 17 punti in 7 partite in tempi normali sono pochi. Due anni fa eri quarto, l'anno scorso secondo a -4 dalla prima. Ma il dato europeo conferma che è così ovunque. In Inghilterra comanda il Leicester con 18 punti in 8 gare, in Spagna la Real Sociedad ne ha 20 dopo 9 giornate. Questo ci dà la conferma che di questi tempi non si possono applicare i valori giudizio normali».
Intanto Ibra e Cristiano sembrano tutto, fuorché normali. «Sono due campioni, nettamente migliori di tutti gli altri. Il fatto che uno abbia 35 anni e l'altro 39 ci dice che il nostro è un campionato modesto. Siamo stati dominati dalla Juve per nove anni ma la Juve fuori dall’Italia non ha vinto nulla. Ecco perché sono contento che ci sia equilibrio. Ricordati che nel calcio non conta mai il livello di gioco, se no tra i dilettanti dovrebbero essere tutti infelici; conta vincere».
E chi non vince, come Conte, se ne esce con frasi inopportune dando dell’avvinazzato a chi sostiene che l'Inter sia senza furore. «Conte è così, si accende e porta una luce potente che nel frattempo lo logora. Lui ha fatto una rivoluzione nell’Inter, l'ha resa molto più offensiva e le ha tolto equilibrio. Ma parliamo di una squadra che continua a subire troppi gol e ha vinto solo 3 partite su 10 ufficiali disputate fin qui. L'Inter ha giocatori poco mescolabili, soprattutto a centrocampo; l'abbiamo detto tante volte. Ha due enormi attaccanti - Lukaku e Lautaro - che le permettono di riprendere partite che aveva perso. Ma è ancora tutto molto vago. Il problema è un altro».
Quale?
«Ci sono stati pochi confronti diretti calcolando che - dai 17 del Milan ai 12 di Inter e Verona - ci sono otto squadre in 5 punti. Sono gli scontri diretti che misurano le squadre. La Juve, per esempio, ne ha giocati due, con Lazio e Roma, e li ha entrambi pareggiati. Così la Roma: due pareggi con Juve e Milan. L'Inter ha perso con il Milan e pareggiato con l'Atalanta. C'è ancora tanto equilibrio, e ho come la sensazione che possa ancora durare».
Che ne pensi del pasticciaccio dei tamponi?
«C’è un'inchiesta federale e soprattutto un’indagine della Procura. A me sembra strano che se li fai in un posto sei positivo e se li fai in un altro sei negativo. Chi dovrà giudicare giudicherà, aspettiamo, ma non mi sembra che tutti abbiano tenuto un comportamento virtuoso».
Le Asl regionali hanno in mano le chiavi del campionato.
«E’ una vicenda scabrosa, non ne usciamo. Alla luce di quanto successo in questo week end bisogna ripensare anche a Juventus-Napoli. Tra l'altro mi sembra che Marotta stia puntando il dito sul privilegio di alcune città - e di conseguenza di alcuni club - senza però avere una visione di insieme».
Non ti sembra che Nations League e amichevoli siano superflue in questo periodo di emergenza?
«Per interrompere i tornei dovrebbero intervenire i giocatori, ma non lo faranno. La verità è che il calcio sta difendendo i suoi soldi. A proposito di soldi: non ce ne sono più. E l'equilibrio di cui si parlava prima è una conseguenza di un calciomercato che non ha spostato nulla. Di fatto, non c’è stato un vero calciomercato. I giocatori che spostano gli equilibri da noi non sono venuti. L'unico vero movimento di livello è stato Hakimi, preso con i soldi arrivati con Icardi. Ma mi viene da sorridere quando sento dire: la Juve ha preso Arthur. No, la Juve ha venduto Pjanic. Che è una cosa diversa. E’ arrivato Arthur, ma solo per fare una plusvalenza».
Un’ultima cosa: al di là della tripletta segnata col Genoa mi sembra che Mkhitaryan sia uno dei pochi giocatori di livello internazionale in giro sui nostri campi. Ti chiedo di inquadrarlo.
«Mkhitaryan è un Totti in sedicesimo. E’ intelligente, sa fare tutto e lo fa bene, gioca in 20-25 metri ma lì fa la differenza. Attenzione: il suo non è mai stato un problema tecnico, lì Mkhitaryan non si discute. Il suo problema è fisico. Anche l’anno scorso si è fermato a lungo, ma ovunque ha giocato - dalla Bundesliga alla Premier - Mkhitaryan quando è stato bene ha sempre messo in mostra il suo talento».