Scommessopoli: quelli che criminalizzano Doni, l'Atalanta, De Rossi e sputano sentenze senza sapere nulla
di Xavier Jacobelli
direttore www.quotidiano.net
Due giorni di Scommessopoli e siamo già al delirio mediatico, con i mostri sbattuti in prima pagina, le sentenze sputate un tanto al chilo senza sapere nulla, senza conoscere le carte, senza che la giustizia sportiva abbia ancora ricevuto gli atti dalla procura di Cremona. Con Doni, l'Atalanta e De Rossi massacrati senza se e senza ma, facendo finta di niente poi se non c'è nulla di vero in quanto detto o scritto e se il Pm di Cremona ha testualmente affermato: "Parlare di un coinvolgimento di De Rossi è una sciocchezza". Tanto, chissenefrega della reputazione dell'altro, del suo presente e del suo passato, del suo onore e della sua dignità, dei suoi familiari e della gente che gli vuole bene. L'importante è sparare scemenze, tanto la gente dimentica. No, la gente non dimentica e s'arrabbia pure e ha il diritto d'arrabbiarsi se vengono propalate falsità in quantitativi industriali. Soprattutto, se manca il rispetto delle persone.
Cogliendo fior da fiore dalla spazzatura dell'etere, della Rete e dell'edicola, ci è toccato sentire di tutto. Dall'ignoranza crassa di chi, in diretta dal Tribunale della città lombarda chiama la Cremonese "il Cremona", al fenomeno che afferma su un importante rete privata nazionale: "Doni è accusato di avere segnato due gol al Piacenza contribuendo alla vittoria dell'Atalanta" (è notorio, infatti, che il capitano dell'Atalanta vada regolarmente in campo per segnare nella propria porta). Dalla tizia che piomba a Bergamo, mostra le bandiere nerazzurre ancora ai balconi dopo le feste della promozione e, incurante dell'offesa alla lingua italiana, dichiara che quelle bandiere "stridono" (stridono?). E poi le nuove classifiche di A, B e, addirittura la composizione dei nuovi campionati di A, B e C (che da quando si chiama Lega Pro ha una sfiga che la metà basta). Mancano soltanto i calendari 2011-2012, sfornati in anticipo rispetto al cervellone della Lega e siamo a posto.
Qui non si tratta di essere né garantisti nè giustizialisti. Qui si tratta di seguire passo dopo passo gli sviluppi dell'inchiesta penale e sportiva, di esigere che i colpevoli vengano stangati senza pietà, in tempi rapidi, senza clemenza e senza ritardi, di pretendere che vengano cacciati a calci nel sedere dalla federazione. Ma i colpevoli, non gli indagati per un atto dovuto o gli innocenti o gli estranei.
Calciopoli e la criminalizzazione di società e dirigenti che, a posteriori, si è scoperto o non essere i soli a barare o non avere per niente barato, non hanno insegnato nulla. Prima di De Rossi, in queste ore, da più parti sono stati esposti al pubblico ludibrio Doni, l'Atalanta e Bergamo come se fossero la centrale del malaffare mondiale, un'associazione a delinquere da ammanettare in diretta tv e, naturalmente, in prima serata. Che si sappia, per ora non c'è nessuna intercettazione che riguardi direttamente il capitano nerazzurro, il quale viene invece citato in una conversazione che potrebbe essere anche quella di un millantatore: saranno i giudici e soltanto i giudici a stabilirlo. Intanto, però, Doni viene dato in pasto alle tricoteuses del terzo millennio, quelle sedute accanto alla ghigliottina mediatica (si tratti di Avetrana, Brembate Sopra o Scommessopoli) e vive ore terribili, mentre impazzano il dileggio e la calunnia.
Tutto questo è sommamente indecente. "Non toccate l'Atalanta", titolava stamane il Riformista. Errore. La questione è un'altra e vale per qualunque soggetto. La questione è che non si può, in nessun modo, a nessun titolo, partecipare impunemente al tiro al piccione su una persona, una società, una città, sperando di farla franca. La passione per il calcio, quando è sincera, genuina, giusta, non può essere calpestata. Così come non può essere calpestato il lavoro fatto da Percassi per riaccendere l'entusiasmo di un popolo intero perchè, solo chi lo conosce, sa che cosa significhi il rapporto speciale fra l'Atalanta e i bergamaschi. I quali sono i primi a chiedere la massima chiarezza. Ma non ci stanno ad essere presi per i fondelli.