Scommesse: un calcio alla crisi con le puntate 'all'inglese'
Niente crisi grazie alle scommesse all’inglese: non più, e non solo, le “classiche” 1-X-2 o under/over sul calcio d’elite ma anche sulla Premier League del Botswana, la Coppa di lega thailandese, il torneo Challenger di tennis in Kazakistan, il campionato di basket in Venezuela. Tutto, o quasi, quello che si trova sui migliori siti dei bookmaker internazionali, ormai vicinissimi in quanto a completezza dell’offerta. Eccola qui, la chiave per spiegare la crescita di 14 punti del mercato delle scommesse online nei primi 9 mesi dell’anno, in controtendenza rispetto al calo delle giocate che ha colpito tutto il settore: merito soprattutto della possibilità per i bookmaker di offrire scommesse originali e in ogni caso diverse da quelle dei propri concorrenti diretti, proprio come avviene da decenni in Inghilterra. E’ quanto emerge da un’analisi del gioco registrato nelle ultime settimane, realizzata da Agipronews con fonti del settore, che evidenzia a settembre una percentuale di scommesse “speciali” addirittura superiore al 30% sul totale degli incassi: una scommessa su tre non proviene quindi dalle liste ufficiali (uguali per tutti) preparate dai Monopoli, ma viene elaborata e garantita – sempre con l’autorizzazione statale - dagli stessi concessionari attraverso il “palinsesto complementare”. Una definizione bruttina, molto italiana, ben oltre il limite del grigiore burocratico che, però, consente ai bookmaker made in Italy di duellare a colpi di fantasia con i colleghi inglesi e che ora si sta trasformando in un vero business: il segmento delle scommesse “speciali” online, che a settembre valeva 40 milioni sui 135 di raccolta complessiva, prosegue Agipronews,vede in netto vantaggio i marchi esteri, cui fa capo oltre il 90% del mercato personalizzato: davanti a tutti Bet365, colosso britannico appena approdato in Italia, il cui fatturato per oltre il 70% viene dal palinsesto complementare, davanti agli irlandesi di Paddy Power (60%), agli altri giganti inglesi William Hill (50%) e Coral Eurobet (35%) e agli austriaci di Bwin (45%), mentre è ancora in fase di crescita il servizio offerto dai brand italiani più noti, Snai, Sisal e Gtech-Lottomatica “Non è facile gestire tutti gli eventi – commenta un addetto ai lavori – , si tratta di un business che richiede capacità organizzativa e investimenti nel trading (l’ufficio quote, ndr), oltre a garantire un ritorno in vincite ai giocatori spesso superiore al 90% delle giocate. Ma non c’è dubbio: la parziale liberalizzazione degli eventi – se unita ad una modifica del regime fiscale, con lo spostamento dell’aliquota dagli incassi al margine di profitto degli allibratori – consente all’Italia di diventare finalmente un mercato attraente anche le scommesse sportive”. Intanto, la spinta delle puntate speciali – avviate giusto un anno fa da Paddy Power con una partita di calcio irlandese, Limerick-Shelbourne – ha già prodotto una crescita nei primi nove mesi dell’anno del 14 per cento, con nuove entrate per l’Erario valutabili attorno ai sei milioni di euro e una progressiva erosione del fatturato dei siti illegali.