Scommesse: c'è chi vuole l'amnistia, invece bisogna radiare i pentiti
L'Italia è un meraviglioso Paese dove lo sport nazionale è violare le regole oppure cambiarle in corsa pur di sfangarla o, ancora, cambiarle dopo essersi resi conto che sono sbagliate.
Ne stiamo avendo una riprova in questi giorni di processi sportivi per il calcioscommesse. Dopo le prime sentenze, molto morbide, troppo morbide con i pentiti, la Federcalcio ha fatto capire che Abete potrebbe impugnarle poichè non le giudica "congrue".
A parte il fatto che non può farlo poichè non ne ha il potere, Abete dovrebbe decidersi: o la giustizia sportiva è autonoma, come ha sempre ripetuto per lavarsi le mani dagli errori e dalle omissioni di Calciopoli o non lo è.
Se Palazzi, per indurre a cantare i taroccatori di partite, in cambio può elargire loro sconti di pena, la colpa non è di Palazzi che applica il codice, ma di chi, in quel codice ha inserito premi allucinanti per i collaboratori. Tanto da ricavare l'impressione che non importa se un tesserato si sia venduto pure l'anima, oltre alla squadra e alla passione dei suoi tifosi, calpestata senza ritegno: basta che si penta e dopo 20 mesi rieccolo in campo.
Certo, sarà interessante verificare quale sarà il club, dalla A alla Terza Categoria, disposto ad ingaggiare gentiluomini di questo lignaggio, ma, si sa, al peggio non c'è mai fine.
Ecco perchè, sarebbe opportuno se la Federcalcio, che già s'è incartata con il doppio binario Criscito-Bonucci rimediando una figura barbina (la presunzione d'innocenza deve valere per entrambi: o andavano tutti e due agli Europei o restavano a casa tutti e due), operasse per radiare anche i pentiti.
Ha perfettamente ragione il grande Francesco Rocca: "Sta uscendo un calcio devastato dalla situazione inverosimile che si è creata. Credo che non ci debba essere spazio per questa gente e neppure per il patteggiamento. C'è chi come me ha creduto nei valori dello sport e ci ha lasciato la salute. Per me questa gente va radiata".
C'è un altro aspetto al centro del dibattito: la responsabilità oggettiva, autentico obbrobrio per la giurisprudenza ordinaria, caposaldo invece della giustizia sportiva.
Oggi, il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, intervistato da Raisport ,ha dichiarato: "Vanno cambiate le norme dell'ordinamento sportivo su responsabilità oggettiva e omessa denuncia. Soltanto così può aumentare la collaborazione di società e calciatori, indispensabile per arginare il fenomeno delle scommesse. Oggi i club e i giocatori non hanno interesse ad aiutare gli organi di giustizia, perchè rischiano di essere condannati nei processi sportivi".
Il contributo del magistrato pugliese è qualificato e certamente significativo. Ma, attenzione: di una riforma della responsabilità oggettiva bisognerà parlare dopo che questo bubbone scommesse sarà stato estirpato. Non adesso che inchieste e processi sono in pieno svolgimento e molti club,a cominciare per esempio dall'Atalanta, stangata per colpa di Doni con complessivi 8 punti di penalizzazione, pur se innocente.
Già si infittiscono le voci su una possibile amnistia, da varare alla fine della fiera, stante la moltitudine di tesserati e club coinvolti in questa porcheria. Ci manca solo una riforma in corsa della responsabilità oggettiva per avere la conferma che l'Italia è il Paese dell'incertezza del diritto. No all'amnistia, no ai colpi di spugna, no agli sconti ai pentiti.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com