Scommesse, la storia di Nicolò Fagioli: "Facevo anche 12-13 ore attaccato al telefono"
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"Quando ho iniziato a fare le puntate più alte penso sia stato lì, in Under 23, dove ho iniziato a giocare più soldi del normale - queste le parole del centrocampista della Juventus, così come riporta Tuttosport -. In realtà non giocavo nemmeno per vincere soldi. All'inizio non giocavo per vincere soldi, non avevo bisogno di soldi. Giocavo per l'adrenalina che mi dava, era questo il problema principale".
E ancora: "Nel momento più brutto facevo anche 12-13 ore attaccato al telefono. Passavano come se fossero 2 ore o 3 ore, perché non te ne accorgevi proprio che il tempo passava così veloce. Sembrava tutto una bolla con te stesso che non ti accorgevi di niente, anche se mi facevano delle domande magari rispondevo, ma dopo un'ora non mi ricordavo nemmeno cosa mi avessero chiesto o detto".