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  • Schick, la Juve e l'idoneità negata: i medici si dividono, l'Inter insiste

    Schick, la Juve e l'idoneità negata: i medici si dividono, l'Inter insiste

    Un giallo di mercato, dall'esito tutto da scoprire. Dove giocherà Patrik Schick la prossima stagione? Una domanda alla quale non c'è ancora una risposta, ma le ultime 48 ore hanno regalato più di un indizio. Due giorni fa l’idoneità negata aveva fatto saltare il trasferimento dalla Sampdoria alla Juve; ieri lo scenario si è capovolto perché l’Inter si è fatta viva, aprendo una trattativa che sarà accompagnata da nuovi esami. Il problema dell'attaccante ceco è coperto dalla privacy, ma sebbene sia necessario monitorare la sua situazione è giusto ribadire che non sono necessari interventi chirurgici e che la sua carriera non è a rischio. 

    DIVERSE OPINIONI - Per provare a chiarire La Gazzetta dello Sport ha intervistato Bruno Carù, cardiologo di fama internazionale e in diverse situazioni, da Kanu a Fadiga a Biabiany, consulente proprio del club nerazzurro: "Non conosco questa vicenda, ne ho letto soltanto sul giornale e ascolto da voi la novità di un interessamento dell’Inter al giocatore. Ma nella mia esperienza, naturalmente in casi non gravi, è capitato di considerare idoneo un calciatore che non era stato dichiarato tale da altri medici. Medici peraltro da me stimati, anche amici. Naturalmente è accaduto anche il contrario".

    LEGGI - ​In Italia, il sistema dell’idoneità sportiva agonistica è regolato  da due leggi. Quella in vigore dal 1982, prevede visite effettuate da uno specialista in medicina sportiva per la totalità degli agonisti (circa sei milioni di persone). Dal 1995, invece, sono in vigore norme che regolano la stessa materia per gli atleti degli sport professionistici. In questo caso sono previsti degli esami in più. Carlo Tranquilli, una grande esperienza da medico in diverse federazioni, calcio compreso, spiega a La Gazzetta dello Sport: "È l’articolo 7 a regolare questa materia. Non si tratta naturalmente di sportivi di serie A e di serie B, altrimenti uno potrebbe chiedersi perché un calciatore sì e un maratoneta no. L’ottica è stata invece quella di agire nel campo della tutela del lavoratore".

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