Romamania: Schick, richiesta d'aiuto! Ma lasciamo stare i paragoni con Iturbe
“Ho provato a non sentirla, ma è impossibile”. Patrik Schick ha parlato della pressione, un paio di giorni fa, sottolineando come a Roma sia “sicuramente superiore rispetto ad altre parti”. Poi il mea culpa sul mancato rendimento e una “confessione” schietta, cruda, evidente sulla zavorra che ne ha minato la stagione: “Non mi aspettavo tutti questi infortuni, ma ora sto lavorando per tornare al massimo dal punto di vista della saluta. Forse ho forzato troppo i tempi per il rientro in campo, i miei muscoli non erano ancora pronti dopo i problemi cardiaci che ho avuto in estate”. E, poi, un pizzico di sconforto: “Sarò onesto, non è una situazione semplice”. Uno Schick, questo, lontano anni luce da quello che, più ingenuamente che spocchiosamente, prevedeva un suo futuro nelle big d'Europa senza ancora aver visto il campo con la Roma.
Allora, fin qui, ciò che Schick ha detto nel ritiro della Nazionale un paio di giorni fa. Tutt'attorno però, c'è un clima che non mi piace. Per niente. I paragoni con Iturbe, la fretta con la quale Schick viene bollato come uno scarso o l'ennesimo abbaglio di una dirigenza che ha speso 25 milioni per Iturbe, 18 per Gerson e, ora, tutti quei soldi - l'affare è da laurea in ingegneria gestionale: se non ho capito male non sono 42 milioni ma lo saranno entro il 2020: sono 5, più 9, più i bonus che a fine stagione porterebbero a 22 milioni, più 20 milioni alla Samp scaduta la linea del 2020 e il giocatore non sarà ceduto - per uno che la becca meno di Iturbe. Santa pace, direbbe qualcuno che ho conosciuto. E' vero che Schick ha agitato i sogni più zuccherosi della tifoseria. E' vero che i quasi 30 gol di Salah in Premier hanno creato toni di contrasto pesanti. Ed è vero che fin qui Schick ha deluso. Ma lo ha detto lui, sinceramente, parlando dei problemi – serissimi: come reagireste voi se vi dicessero a vent'anni che la carriera è a rischio per problemi di cuore e una grande club vi rispedisse al mittente? - che ha avuto e che ha tuttora. Ha sbagliato nel forzare i tempi. Voleva dimostrare tutto e subito come qualsiasi ragazzo della sua età. Sì, tutto e subito, la formuletta di quando si è giovani e si pensa di avere il mondo in mano.
Con quelle dichiarazioni, Schick ha chiesto aiuto. Lo ha fatto con la sua gente, i tifosi della Roma. Tra le righe ha chinato il capo e chiesto un po' di pazienza in più, ammettendo di essere finito fuori pista per smania da ritorno in campo. Per la voglia di dimostrare qualcosa a tutti quelli che pensano possa fare la differenza. E noi giornalisti, lì a parlare di modulo adatto o ruolo inadatto per un ragazzo che non ancora riuscito ancora a scendere in campo nonostante i 546 minuti giocati fin qui senza lo straccio di un gol, se si eccettuale l'inutile rete al Toro in coppa. Ma quale ruolo, quale modulo, il ragazzo per ora, ha solo bisogno di tornare in salute e ripartire da zero. Il resto, se vorranno, dovranno farlo i suoi tifosi. E, comunque, vada lasciamo perdere i paragoni con Iturbe, fatemi il favore.
Paolo Franci
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