Schalke, i panzer spianano l'Inter banda del buco: ma la squadra ha tradito Leonardo
di Xavier Jacobelli
Direttore quotidiano.net
Settantadue ore da incubo piombano l'Inter in un abisso senza fine: sabato la batosta nel derby che ha repentinamente allontanato lo scudetto, martedì sera il pazzesco suicidio casalingo con lo Schalke che rende tutto folle per il 13 aprile, giorno della gara di ritorno dei quarti, quando i Campioni mai così uscenti, dovrebbero segnare 4 gol in Germania, senza subirne uno, per entrare in semifinale.
In vantaggio dopo 27 secondi, grazie all'eurocolpo di Stankovic, anzichè chiudere subito la partita con i tedeschi, i detentori della Champions League si sono letteralmente afflosciati di fronte agli attacchi scatenati dei rivali i quali hanno bucato e ribucato la difesa di pastafrolla che ha schiantato ogni speranza di Leonardo. E stavolta, rispetto al derby, il brasiliano non può essere accusato di eccesso di spregiudicatezza, avendo schierato una punta in meno e un centrocampista in più. Non è bastato, anche perchè proprio Stankovic ha gettato la spugna dopo soli 24 minuti e la sua improvvisa assenza è risultata pesantissima.
Fra campionato e Coppa, l'Inter ha incassato 11 reti nelle ultime 4 gare. Milito è guarito, però è il resto dei Campioni che è diventato un'inguardabile banda del buco (i tedeschi hanno tirato in porta per 18 volte, di cui 11 nello specchio). Va bene che non c'era Lucio, ma dall'altra parte mancavano Kluge, Huntelaar e Gavranovic. La coppia centrale dell'Inter è stata una catastrofe: Ranocchia è andato in bambola, Chivu è un disastro di proporzioni bibliche e, ancora una volta, si è fatto espellere nella ripresa: chissà quando la pianta di fare falli scemi. In dieci contro undici nell'ultima mezz'ora, i nerazzurri hanno pure subito il palo di Jurado, il palo di Ranocchia che ha rischiato il secondo autogol, la quinta rete tedesca firmata dall'incontenibile Edu. Gli uomini di Rangnick, il professore che venera Sacchi come un maestro, sono stati implacabili: Farfan è imprendibile (al ritorno non ci sarà perchè verrà squalificato); Raul è nella storia (ha stabilito il nuovo record di eurogol: 71, uno in più rispetto a Inzaghi, ma lo spagnolo ne ha segnati 70 tutti in Champions League). E Papadopoulos, Neuer, Uchida, tutti gli altri non dimenticheranno facilmente una delle notti più esaltanti nella storia del club di Geklsenkirchen che ha vendicato il Bayern, strabiliando la Germania (provate ad immaginare che titolo farà la Bild, sempre così carina verso il nostro calcio).
Ma onore e applausi scroscianti allo Schalke: se li merita tutti. Questa memorabile impresa è seconda soltanto a quella del 21 maggio 1997. Lo Schalke è un'autentica maledizione per l'Inter alla quale, quattordici anni fa, ancora al Meazza, soffiò la Coppa Uefa ai rigori dopo avere vinto la gara d'andata. L'Inter aveva già preso 5 gol in Europa: glieli rifilò l'Arsenal con Zaccheroni in panchina (finì 1-5). Stasera, invece 2-5: è la seconda peggior sconfitta interna di sempre in Champions, sai la consolazione. E meno male che, il giorno del sorteggio a Nyon, i nerazzurri avevano esultato per avere schivato Barça, Real, Manchester United e Chelsea. Leonardo ha conosciuto l'umiliazione più pesante della sua fresca carriera di tecnico che, in Champions League, a San Siro non l'ha mai visto vincere una partita, né con il Milan né con l'Inter (4 sconfitte, 2 pareggi).
L'allenatore è stato letteralmente tradito dalla sua squadra alla quale nessuna attenuante deve essere riconosciuta mentre suonano le campane a martello per una condizione fisica pessima: lo Schalke andava a cento all'ora, l'Inter ha camminato. E' come se l'immane sforzo profuso per rimontare in campionato, avesse letteralmente schiantato la squadra che nel 2010 ha vinto tutto. Però c'è modo e modo di abdicare. L'Inter ha scelto il peggiore. Complimenti, invece, ai tifosi nerazzurri che, alla fine, hanno battuto le mani alla loro squadra e al grande Raul. Almeno loro sanno perdere, mentre Mourinho, in Champions non smette di vincere: 4-0 al Tottenham e tutti a casa.