Milan-Juve:chi rifiuta la moviola in campo vuole un calcio prigioniero dei potenti
rima, durante e dopo Milan-Juve. Il peggio del peggio del calcio italiano è concentrato qui. Il pareggio di San Siro, peraltro scaturito al termine di una partita tecnicamente e tatticamente interessante, è diventato un optional nel campionato più bullo del mondo.
L’hanno schiacciato le furibonde polemiche su Tagliavento
& Romagnoli, i ciechi del sabato sera che non hanno visto
il pallone colpito da Muntari oltrepassare di quasi un metro
la linea di porta difesa da Buffon; non hanno visto che era regolare
il gol annullato Matri; non hanno visto il pugno di Mexes
E ancora: la lite di Galliani durante l’intervallo con Conte,
l’indignazione (!) di Berlusconi per il mancato sconto a Ibrahimovic,
Conte che dice a Galliani “siete peggio della mafia” ,
Conte che litiga in diretta tv con Boban, Allegri che fa lo spiritoso
con Marotta (“Parlo soltanto se lui mi dà il permesso”). Da ultimo,
lo stesso Berlusconi scopre che “con la tecnologia in campo
certe cose non succederebbero più”.
Maddai? Benvenuto nel club, Cavaliere. Ma da quanti anni lo stanno dicendo milioni di tifosi? Da quanti anni Galliani, Abete, Nicchi, Braschi,
Collina, Platini, Blatter fanno orecchie da mercante? E come
mai il Milan si sveglia soltanto adesso: forse perché è stato scippato.
E prima dov’era? E perché il problema della moviola in campo
non è mai stato affrontato seriamente dalla Figc insieme con
le altre federazioni che ancora una volta hanno rieletto Blatter, il dinosauro
che ci prende in giro da anni? Ma vi ricordate cosa disse nel 2010
in Sudafrica il colonnello svizzero, dopo le sopercherie commesse
dai suoi arbitri? Disse che la Fifa avrebbe risolto la questione del gol-non gol, ma guai ad invocare la moviola in campo.
Sul primo punto, al solito
Blatter ci ha preso per i fondelli: sinora non ha fatto nulla.
Sul secondo, è rimasto dov’era: nel Medioevo. Blatter è quello
che non premiò gli azzurri campioni del mondo nel 2006, quello che voleva allargare le porte, abolire gli inni nazionali, dividere le partite in 4 tempi per infarcire gli intervalli di spot pubblicitari, quello che nel 2000 ci ha fregato un titolo europeo
inventando il golden gol sfruttato dai francesi salvo poi abolire lo stesso golden gol, quello
che, non essendoci la moviola in campo, ha tollerato che il rubicondo arbitro svedese Ovrebo facesse fuori l’Irlanda del Trap ignorando il
colpo di mano che mandò in gol Gallas spedendo la Francia in Sudafrica.
Poi, siccome Dio esiste, i Galletti si autodisintegrarono al mondiale. Ma
quella è un’altra storia.
La verità è semplice: il Sistema Calcio Italia è prigioniero della sua ipocrisia, la stessa padrona della Fifa che non vuole la tecnologia perché così i direttori
di gara non possono più condizionare le partite con i loro strafalcioni.
Altrimenti, come farebbero a mandare ancora in giro i cloni di Ovrebo? Oltre a San Siro, in questo week end gli arbitri hanno fatto discutere
a Genova, Verona e Siena. Non c’è un turno senza errori, sfondoni, gol non visti,
fantozzi del sabato e della domenica con il fischietto in bocca o la bandierina in mano, fuorigioco inesistenti, pugni e calci impuniti. Eppure, secondo Nicchi e Braschi,
per non dire di Abete, gli arbitri italiani sono i migliori del mondo. Per caso, li avete
mai sentiti chiedere scusa per una volta, una volta sola? Macchè. Chi sbaglia di più dovrebbe dirigere di meno. Da noi succede esattamente il contrario. E’ il trionfo della meritocrazia.