Scandalo in Qatar, maratonete come cavalli uccisi: ai Mondiali 2022 rischiamo il funerale dello sport
E in fondo, ancora di denaro e di ragioni puramente economiche si parla, quando si cerca il motivo che ha portato allo scempio di Doha. Dove è già tanto se qualcuna non ci abbia lasciato la pelle. E se si pensa che la si stia mettendo su un piano iperbolico, basta leggere i commenti delle partecipanti per ricredersi. L'italiana Sara Dessena ha affermato di essersi sentita come se il suo fisico fosse esploso. E non meno significativa è la testimonianza della canadese Lyndsay Tessier, riportata dal Daily Telegraph: "Vedi qualcuno per terra lungo il percorso e ciò è semplicemente sconvolgente, spaventoso. Potrebbe toccare a te nel prossimo chilometro, o nei prossimi 500 metri. […] Sono grata per il solo fatto di aver terminato la gara in piedi". Tessier si è piazzata nona. Ma come ha ben detto, la sua vera impresa è stata terminare la gara. Ciò che invece non è stato possibile per 28 delle 68 atlete allineate alla partenza, con una quota di ritirate che tocca il 41% del gruppo.
Motivo di questa ecatombe? Il più annunciato e scontato possibile: una temperatura e un tasso di umidità elevatissimi. Nonostante l'accorgimento di far partire la gara a mezzanotte, le maratonete hanno dovuto immergersi in un'atmosfera che toccava 32,7 gradi e un'umidità del 73%. Condizioni da sport estremi più che da gara di atletica leggera. E quanto la sfida sia stata condizionata da un clima così ostile è testimoniato anche dal tempo fatto segnare dalla vincitrice, la keniota Ruth Chepngetich: 2 ore, 32 minuti e 43 secondi, il crono più lento nelle 17 edizioni dei Mondiali di Atletica. Adesso le preoccupazioni si proiettano sulla maratona maschile che verrà corsa sabato 5 ottobre. Ma si tratta di timori ipocriti e tardivi. Che in Qatar vengano toccate certe temperature nelle notti di fine settembre-inizio ottobre è cosa nota da sempre, non serviva un test empirico condotto con un plotone di maratonete mandate al macello. E se nonostante ciò si è deciso di assegnare i Mondiali di Atletica all'emirato, significa che cinicamente si è accettato il rischio. Ché tanto sarebbe toccato alle atlete e agli atleti, affrontarlo.
Questo passaggio consumato coi Mondiali di Atletica Leggera costituisce anche un monito, che adesso non può non essere colto dalla Fifa. E certo, i Mondiali 2022 verranno giocati in inverno. Quando, si spera, le temperature saranno un po' più propizie. Ma rimane il dato relativo all'opportunità di concedere l'organizzazione delle grandi manifestazioni sportive a alcuni paesi. Un tema che deve essere affrontato con decisione, e senza tema d'essere accusati di tenere atteggiamenti discriminatori verso qualcuno. Perché se è vero che qualsiasi paese, avendone i mezzi, abbia anche eguale diritto a organizzare una grande manifestazione sportiva, è altrettanto vero che poi si debba tenere conto di cosa realisticamente si possa fare, e di quali siano le condizioni materiali da affrontare nel paese che aspira a organizzare la manifestazione. Altrimenti si dica la verità. Che si è andati in Qatar perché l'emirato è uno degli attori più ricchi e potenti nell'attuale geopolitica dello sport. E che di fronte a questo argomento ogni altra considerazione (comprese quelle sulla salute di atlete e atleti, e sulla credibilità delle gare) passi in secondo piano. A quel punto potremo serenamente incassare la risposta e farcene una ragione. Intanto che coi soldi generosamente elargiti dall'emirato vedremo celebrare un funerale di lusso in morte dello sport.