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    Sassuolomania: Sensi come il Papu. La nuova idea di De Zerbi

    Sassuolomania: Sensi come il Papu. La nuova idea di De Zerbi

    • Luca Bedogni
    A gennaio lo avevo scritto: partito Boateng, De Zerbi ne avrebbe inventata una ogni domenica pur di sopperire alla mancanza del ghanese. Non si sarebbe certo accontentato di Babacar o Matri. Ha troppa sete di qualità, di dinamismo. La previsione era largamente e iperbolicamente esagerata, ma in sostanza giusta. De Zerbi se non ha cambiato ogni domenica, ha cambiato quasi ogni domenica.

    Prima ha provato a dare fiducia a Babacar. Il senegalese l’ ha deluso, specialmente a Empoli. Poi ha tentato di sostituire il falso nove Boateng con giocatori che nella sua testa potevano reinterpretare quella funzione a modo loro. Tecnici quasi quanto il Boa, ma più leggeri e inesperti. Boga è durato neanche mezzo tempo, Djuricic un po’ di più. Sono state strepitose le partite del fantasista serbo contro Milan e Napoli. Ma Djuricic ha toppato pesantemente la partita con la Samp in casa, tanto che De Zerbi all’intervallo lo lasciò negli spogliatoi. Dopodiché Djuricic non si è quasi più rivisto. Contro il Bologna e il Chievo, forte del bel gol segnato allo scadere con la Samp,  Babacar ha giocato due partite intere da titolare: ed è stato di nuovo abbastanza deludente, malgrado l’impegno. Così rispunta Matri con la Lazio e con il Parma, e il Sassuolo fa due buone prestazioni. All’Olimpico, per essere più precisi, De Zerbi opta per il 3-5-2. Davanti, uno strano tandem d’attacco composto da Boga e per l’appunto Matri. Nella ripresa addirittura il tecnico lancia l’ inedito Boga-Berardi, e una splendida ripartenza per poco non ci regala la vittoria contro i biancocelesti, che pareggiano in extremis.

    Infine Udine, l’1-1 di oggi. Anche alla Dacia Arena il creativo De Zerbi si è inventato qualcosa di interessante: Sensi come il Papu, sulla trequarti, Sassuolo disegnato come l’Atalanta del Gasp, vale a dire col 3-4-1-2. Problema punta centrale risolto alla radice, si accomodano in panchina Matri e Babacar, in campo vanno Boga e Berardi, il primo sul centrosinistra del fronte d'attacco, il secondo sul centrodestra stile Ilicic. Non si può certo accostare il piccoletto ivoriano a Zapata, tuttavia l’idea di attaccare direttamente i due centrali laterali della difesa a tre dell’Udinese è la stessa.

    È il tripudio della tecnica. Non a caso il gol di Sensi al 30’ nasce da una bella combinazione in velocità con Berardi, alla maniera di Gomez con Ilicic. Per di più, in seguito a una pressione ben portata da Sensi sul centrale friulano in impostazione. Va detto che tutto il primo tempo, al di là di questa singola giocata, è da considerarsi un esperimento riuscito. Peccato però che questa idea sia stata un pochino tradita/ritoccata nella ripresa, mediante l’utilizzo di un più cauto 3-5-2, che ha finito per schiacciare forse troppo la squadra emiliana nella propria metà campo prima del pareggio (arrivato all’80’). Dimenticavo un altro dettaglio che ha fatto da concausa al gol subìto: la sostituzione dello stesso Sensi al 65’.

    Sensi infatti alla Dacia Arena è una specie di talismano: aveva segnato un gol pesantissimo anche l’anno scorso, con Iachini in panchina. Allora faceva il vertice basso nel centrocampo di un 3-5-2, stavolta ha iniziato da trequartista ed è passato a mezzala nella ripresa. Ormai è un jolly per De Zerbi. Del resto quando un giocatore è dotato di così tanta intelligenza calcistica, può giocare ovunque, e poco importano le definizioni.      
     

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