Cito a memoria, Cagliari, Verona, Palermo.. qualcuno si ricorda qualche altro gol preso dal Sassuolo su calcio d'angolo? Ne mancano ancora due, perché una pillola statistica mi dice che in tutto sono cinque. Intanto butto giù, che forse non importa sapere con chi diavolo si fa lo stesso errore. Fosse questo, poi! Domenica ne abbiamo preso un altro nella ripresa, azione pura, giusto giusto dopo il pareggio; una palla che scavalca tristemente la difesa in linea, l'errore di Versaljko che non segue e invoca il dio del fuorigioco (che è il dio degli astuti ma anche dei pigri), e poi la mano alzata del più esperto, quella volée di Cop, lo sconosciuto. Ma nemmeno questo, forse, è il punto. Il Cagliari di Zola, umile, laborioso, tecnico quanto basta, ha spuntato il tridente del Sassuolo, piegandone a un tempo l'asta ormai famosa. La manovra dei neroverdi infatti è parsa involuta, mai pericolosa, non s'è mai accesa per un guizzo vero. Basti pensare che nel primo tempo l'unico pericolo sventato dai rossoblù è stata una punizione di Berardi, calciata da un ciuffo innocuo, poco più in là della bandierina. Forse l'assenza di Peluso e la scelta conseguente di schierare Vrsaljko sulla sinistra, anziché a destra, ha destabilizzato i reparti, in particolare le cosiddette "catene" tra terzini e ali. Poiché la sintonia raggiunta tra Berardi e Versaljko, probabilmente, determina gran parte della fluidità della manovra, tanto nelle ripartenze, quanto nell'economia complessiva del gioco del Sassuolo, a mio avviso, non s'è trattato di una mossa perspicace. Non a caso, nel secondo tempo, Di Francesco ha riposizionato il giovane croato nella zona che predilige, spostando Gazzola sulla sinistra. Ci serviva fare gol, e abbiamo detto tutto. O quasi, perché quello che dispiace davvero è aver perso la partita mentalmente. Mentre i giocatori del Cagliari si sono uniti, stretti e compattati sotto l'ombra mite della loro guida, mentre si sono disposti in riga dietro il suo profilo basso, pronti a premiarne l'indiscussa mansuetudine, i neroverdi, di contro, si schieravano in preda alle allucinazioni dei già salvi, alcuni pensando "guarda che stadi in Europa League!" (forse per via dell'aereo, dei sardi che parlano strano..), altri tormentati, invece, da un biglietto immaginario nelle mutande, Italo, solo andata per Torino, in caso di vittoria. Così dalle allucinazioni alla puzza sotto il naso il passo è stato breve; puzzavamo di salvezza, e non sta bene.