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Sassuolomania: per chiudere in bellezza, aprire un ciclo!
I giocatori di Di Francesco sono scesi in campo con la determinazione delle migliori volte, correndo loro, su tutti i palloni, loro, come prossimi all'Europa. Sembravano sfidare un'onda di tsunami, il pubblico avversario, sospesa e incombente dietro ai pali della Nord e trattenuta per uno strano miracolo dalle reti divisorie.
Dopo soli tre minuti, ennesimo assist di Missiroli e quindicesima rete stagionale di Berardi. Si sarebbero confrontati i numeri dell'attaccante calabrese con quelli di Messi, di lì in avanti, visto che a vent'anni entrambi hanno segnato 30 gol, nei rispettivi campionati.
Poi Zaza, e le sue due esultanze a mezza strada tra un saluto e una dichiarazione d'amore. Che forse, sono cose che coincidono, un saluto e una dichiarazione d'amore. Non contento di aver segnato due reti splendide, che meriterebbero ognuna di essere raccontata, oltre che vista e rivista, e volendo firmare a tutti i costi la sua prima tripletta col Sassuolo, ci ha provato pure su rigore, nella ripresa. Dopo aver preso la rincorsa, si è girato come qualsiasi rigorista si gira per correre a calciare, solo che ad un tratto si deve essere accorto di quell'onda là, a soli undici metri di incombenza. Tra lui e l'onda, poi, un certo Lamanna, vice-Perin che aveva già fregato gente come Tevez e Ljajić.
Diremmo che la partita si è giocata a un ritmo inverosimile, se fossimo italiani della peggior specie. Non ci sapremmo capacitare di certa intensità, di certi falli, oppure dell'espulsione di Izzo, preso in velocità da Sansone, innescato ancora una volta da un raffinatissimo suggerimento di Missiroli. Del trio d'attacco neroverde, Sansone, pur avendo disputato una buona gara, è stato l'unico a non trovare la via del gol. Peccato, che il suo finale di stagione sia stato inversamente proporzionale all'attenzione prestatagli da Conte: al pari di Zaza e Acerbi, infatti, anche il piccolo esterno neroverde parteciperà al prossimo stage azzurro, la sua prima volta.
Doveva essere la festa del Genoa, di quell'illusione chiamata Europa League che in questi giorni, ritirato il ricorso, è sfumata definitivamente, e invece è stata la festa del Sassuolo. Iniziata dal rinnovo fino al 2017 di Di Francesco, nel pomeriggio, e terminata con l'addio al calcio giocato di Bianco, futuro dirigente. Scriviamo "terminata", anche se, più che di chiusura, aveva tutta l'aria di una festa d'apertura.