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    Sassuolomania: nerazzurri, imparate da Biondini

    Sassuolomania: nerazzurri, imparate da Biondini

    • Luca Bedogni
    Prendete Biondini, trentaquattrenne. Si fa male a novembre, al San Mamés, contro l'Athletic Bilbao. Tendine d'Achille. Tutti lo danno per spacciato, i compagni, il patron Squinzi; si parla già di stagione finita. Ma l'operazione va subito a buon fine, e lui con caparbietà e fortezza comincia la riabilitazione. Sui giornali spunta una foto: in bicicletta da corsa, bardato e professionale come un ciclista che si prepara al Giro. D'altronde è un figliolo del Signor Mapei. Fortuna nella sfortuna, poi, in infermeria trova Magnanelli, il capitano, anch'egli gravemente infortunato e uscito di scena a Bologna. I due si pongono l'obiettivo comune di rientrare prima che finisca la stagione. Esagerati. Nondimeno il Biondo, com'era naturale, sta fuori a lungo, ben 19 giornate. Dopodiché, rientrato ad allenarsi regolarmente coi compagni, fa tre panchine, Napoli, Empoli e Fiorentina. Di Francesco in una conferenza accenna alla sua condizione: per caratteristiche è in vantaggio sul capitano, è quasi pronto. E così Biondini si guadagna una maglia da titolare per la sfida di San Siro contro l'Inter, la terzultima di campionato.

    Non corre più di tutti ma quasi: alla voce km percorsi centra il secondo posto, primo fra i neroverdi (Brozovic ne fa 11.825 di km, lui 'soltanto' 11.581). Non solo, conquista 4 palloni, uno in meno di Missiroli, che è il leader della partita sotto questo punto di vista. Per giunta resta in campo tutti i 90' senza nemmeno perdere troppi palloni, senza sfigurare, senza che qualcuno possa dire: "Ecco, vedi, non è ancora al top". Ma perché parlare tanto di Biondini?

    Perché Biondini, moralmente e fisicamente, è stato il contrario dell'Inter. Infatti è anche grazie al suo percorso che il Sassuolo ha vinto a Milano (1-2). Parallelamente, inversamente, si può dire che anche la strada fatta dell'Inter abbia contribuito a questo risultato. Trattare così un gentiluomo come Pioli. Mah. Io non mi stupisco. L'Inter all'inizio e alla fine della partita ha dato l'impressione di crederci, ma soltanto l'impressione. Non era vero, era solo un po' di fuffa spacciata per qualcos'altro. Gagliardini irriconoscibile, Sensi lo spingeva via con niente. Senza nulla togliere alla partita di Sensi, anch'essa esemplare, da incorniciare. Però contro che razza di Inter ha giocato il Sassuolo!

    Vedere giocatori di spessore ridotti così fa stare male, e per contrasto, fa essere ancora più orgogliosi
    del lavoro svolto dalla società neroverde, in primis dal suo allenatore. Che stia continuando il progetto, il rapporto d'affetto e stima reciproca che lega Di Francesco al Sassuolo? Sei risultati utili consecutivi (tre vittorie alternate a tre pareggi); ne mancano ancora due (il Cagliari in casa e il Torino in trasferta) per raggiungere l'obiettivo che si era posto il mister qualche tempo fa.

    Intanto in un'intervista sul Corriere Fiorentino Ranieri candida Pioli per il dopo Sousa, mentre il portoghese viene avvistato all'Olimpico, durante il posticipo Roma-Juventus. Allora l'importante, parlo del prossimo anno, è che Di Francesco -sempre che rimanga- rimanga a Sassuolo convinto, e non perché altrove si son fatte altre scelte. Perché il rischio ora come ora è proprio questo.       

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