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Sassuolomania: la sindrome di Peter Pan. Ferrari e Chiriches, serve più concretezza
Estendiamo e applichiamo il tutto al concetto di squadra giovane, e ci siamo capiti. Qua non si vuole crescere. Si va a vincere a Torino con la Juve, poi si precipita nei minuti di recupero con l’Empoli, dopo essere stati in vantaggio tutta la partita. Un finale talmente prevedibile, e così tante volte scritto, riscritto e commentato, che altra motivazione sotto non può esserci. Urge terapia di gruppo.
Ma anche solo di reparto non sarebbe male. Prendiamo delle infilate che fanno paura. I nostri due centrali, che in molte cose sono bravissimi (tra i migliori a palleggiare), hanno attacchi di narcolessia sorprendenti, in ispecie nei momenti più delicati della gara, ossia quando da loro ci aspetteremmo tutto il contrario. Henderson a un certo punto è sembrato Modric, e Cutrone Benzema. Il che, permettetemi, fa abbastanza ridere.
Ma è mai possibile farsi sorprendere in questo modo a palla scoperta? Stesse dinamiche, ma a scala ridotta, del gol di Okereke visto nella precedente partita in casa col Venezia. O di quello di Dzeko su cross di Perisic che ha riaperto Sassuolo-Inter. Ma basta anche solo riavvolgere al primo tempo di ieri per notare come la cosa sia frequente e perciò preoccupante. E dai e dai...
Stendo un velo pietoso sul gol preso all’Olimpico, che non può mancare alla rassegna. Lo schema su punizione della Roma, ve lo ricordate? È la summa di tutte le ingenuità possibili e immaginabili, al di là degli interpreti in causa. Stai facendo un partitone, e cadi su una sciocchezza del genere. Poi è chiaro che non cresci, che resti la squadra Peter Pan della Serie A. Urge, urge, altroché!