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    Sassuolomania: la nostalgia del presente

    Sassuolomania: la nostalgia del presente

    • Luca Bedogni
    Come promesso, dopo Sassuolo-Juventus (1-3) è arrivato il momento di fare il bilancio della stagione. Sono sincero, non mi interessa granché aspettare il verdetto della Conference League; senza De Zerbi è un sognetto da quattro soldi. Anzi, sportivamente parlando sarebbe un peso, qualcosa di potenzialmente pericoloso per una squadra non abituata alla doppia competizione. Un peplo avvelenato. Giocare il giovedì e al contempo affrontare una probabile rivoluzione tecnico-tattica, la diaspora del bel gioco, è roba pesa. Si rischia il burnout, brutte cose. Ricordo bene le difficoltà del dopo sesto posto con Di Francesco, i giocatori spompi la domenica, le partenze dei pezzi pregiati. Perciò, in guardia, non è tutto oro quello che luccica, anche se questo risultato significherebbe d’altra parte il coronamento di un percorso straordinario, che è giusto che il gruppo persegua.  

    Quello che possiamo fare ora è innanzitutto dire grazie a questo team e a questo staff. A prescindere. Il terzo Sassuolo di De Zerbi è una squadra che alla fine ha messo sotto tutti. Dalla Roma al Napoli, dall’Inter al Milan, fino alla Juventus. Persino la Dea, la più complicata da affrontare, nell’ultimo scontro diretto stava per cedere. Ecco cosa lascia, se lascia, De Zerbi. Bellezza e sentimento.   

    Per chi ama l’intelligenza, la logica profonda sottesa al gioco stesso, e la calda fantasia, che ne stempera e mitiga la freddezza combinatoria delle geometrie, l’eventuale partenza di De Zerbi rappresenta una ferita immedicabile per il calcio italiano. Veder giocare il Sassuolo oggi provoca già vertigini di nostalgia. Chi ci consolerà? Forse Mourinho con le sue battute? 

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