Sassuolomania: il marziano Berardi
Undici reti in quattordici presenze, sono numeri da sballo. Meglio di Giuseppe Meazza, autore in carriera di qualcosa come 269 gol in Serie A, tanto per intenderci, e secondo soltanto a Silvio Piola che un poker lo ha marchiato a 18 anni 1 mese e 24 giorni. La notte magica di Domenico Berardi, lui che le quattro marcature le ha siglate a 19 anni 5 mesi e 11 giorni, gli vale la piazza d’onore in una speciale classifica nel bel mezzo di highlander senza tempo.
Nell’escalation del fenomeno neroverde, tantissimi sono i meriti attribuibili ad Eusebio Di Francesco. Il primo in assoluto a credere in lui, il primo a lanciarlo tra i professionisti in quel 26 agosto 2012 a Cesena. Nemmeno quindici mesi e Mimmo ha bruciato le tappe: l’ultimo passo in ordine temporale la quaterna al Diavolo, e quindi l’approdo in under 21 per uno stage che sostanzialmente va a certificare la fine della “punizione” che lo teneva lontano dall’azzurro.
Lo stesso, che potrebbe vestire in estate in Brasile ma con i “big”. Un salto enorme: tecnicamente nei 23 a giocare la massima competizione ci starebbe alla perfezione, mentalmente la faccenda potrebbe esser differente. Ma con Di Francesco, più che un padre calcistico, Berardi non dovrebbe perdere le sue peculiarità. Se pensa di essere “arrivato” commette un autorete, stoppando il proprio percorso di crescita. Viceversa, la strada dinanzi a sè è spianata. E quella che porta alla salvezza del Sassuolo, certamente meno complicata da percorrere.