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Sassuolomania: Iachini si vendica, De Zerbi si avvita
Ora, molti vedranno in questo 3-0 la clava di Iachini sulla testa del presuntuoso De Zerbi. Una sorta di vendetta del primo nei confronti del secondo e più in generale nei confronti del Sassuolo, reo di non averlo confermato dopo la salvezza dello scorso anno. Molti se la prenderanno col tiki-taka, torneranno a esaltare il buon vecchio catenaccio; era meglio il Cagnaccio, diranno.
Iachini indubbiamente ha strameritato di vincere questa partita. Del resto, lo conosciamo, sappiamo che il colpo in canna ce l’ha. Che può far male in contropiede con una squadra come l’Empoli, in cui Farias si è integrato alla grande nel 3-5-2, andando a formare una coppia d’attacco di assoluto valore insieme a Ciccio Caputo. Le sue punte piccole e tecniche.. vedi Dybala nel Palermo, vedi l’invenzione del tandem Politano-Berardi dell’anno scorso, a scapito di Babacar.
Eccoci al punto. Non è tanto la vittoria del catenaccio sul tiki taka, del si stava meglio quando si stava peggio o della tradizione sull’innovazione. E’ inutile e patetico trasformare un’eccezione in una sentenza definitiva. Il punto è un altro: dov’è il piano B? Il Sassuolo di De Zerbi giocherà sempre col tridente, continuando a insistere su Babacar? Iachini aveva individuato il problema: la staticità fumosa del centravanti senegalese. Non è obbligatorio imitare, intendiamoci, riproporre le stesse soluzioni. Nemmeno rinnegare la propria filosofia di gioco è cosa buona. Sto dicendo solo che alle volte le intuizioni sono importanti, ed è qui che De Zerbi può imparare qualcosa dalla grande esperienza di Iachini. De Zerbi trovi le sue (tipo Locatelli mezzala). A partita in corso, nella formazione iniziale, ma anche durante il mercato. Partito Boateng, con due prime punte in rosa di cui nessuna veramente titolare, si poteva forse insistere per un tipetto sveglio come Farias. Uno capace di fare l’esterno, ma all’occorrenza anche la seconda punta. Da qui a giugno però, è anche vero che a De Zerbi non resterà altro che intuire, sperimentare e spostare giocatori. Forse proprio quello che gli serve (un limite, paradossalmente) per fare un ulteriore, definitivo salto di qualità.