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  • Sassuolomania: è stato un Salahsso

    Sassuolomania: è stato un Salahsso

    Quando, per informarmi meglio sul conto di Salah, ho cominciato a leggere articoli e guardare filmati, sono rimasto subito colpito dal titolo di un giornale che presentava questo giovane talento come un Messi, anzi, per la precisione, come "il Messi d'Egitto". Lo stupore, sia chiaro, non era certo dovuto all'azzardo del paragone (cosa sarebbe infatti il mondo senza iperboli? Figuriamoci il giornalismo sportivo!), ma all' effetto ambivalente provocato dalla locuzione "d'Egitto" accostata al nome Messi, e quindi, in definitiva, al povero, egizianissimo Salah. Scetticismo sofisticato o semplicemente burla, come le burle subliminali escogitate dai disegnatori della Walt Disney, noi auspichiamo, vogliamo credere che il giochetto verbale fosse voluto, ricercato. Si sa, infatti, che in italiano, nell'uso famigliare, la locuzione "d'Egitto" è usata per disapprovare o negare bruscamente quanto è appena stato detto da altri, come nell'esempio riportato dalla Treccani sul raffreddore: "ma che raffreddore d'Egitto, tu non hai voglia di andare a scuola!" Ma quale Messi e Messi, allora, sembrava ironizzare il titolo di chi, considerata la freschissima cessione di Cuadrado al Chelsea, vedeva forse nell'arrivo di Salah alla Fiorentina un altrettanto fresco, freschissimo bidone. Arte di paracadutare iperboli..  E invece sabato sera, al Mapei Stadium, dalla mia postazione ho visto un grande acquisto. Dopo appena un giro palla o due, Pizarro lancia il Messi d'Egitto che, a difesa neroverde sorvolata, la stoppa (Gazzola l'ha già perso) entra in area e poi incrocia, un diagonale di sinistro dritto al cuore della curva viola. Fosse stato Messi, era gol, d'accordo, però, che caspita!, alla faccia della prima rappresaglia! Diamo a Salah quel che è di Salah, ho cominciato a pensare, fra le mille "ci" aspirate dei colleghi fiorentini. Qualcosa non andava, non era il solito Sassuolo, in più se a centrocampo gli lasci libertà, questi lo innescano di nuovo come vogliono, il Messi d'Egitto. Pure Babacar, con quel tacco uscito dal cilindro, lì per lì, poteva stare buono!, invece gli ha fornito un assist inimmaginabile (in primis dai due centrali stessi del Sassuolo), che gli ha aperto la strada verso il primo affondo terroristico. Sì, perché Salah, nel primo tempo, scorrazzava, con o senza Babacar, come un terrorista. Sicché da osservatore attento, mi sarei trasformato volentieri in un cecchino. Suggestioni e arterio eastwoodiana a parte, (ciao Salah, noi si scherza col fuoco fin troppo volentieri..), il Sassuolo, riflettiamoci un attimo, dove ha peccato, al di là dei meriti dei gigliati? Mentre Montella, consapevole del potere d'attacco dei neroverdi, ha optato per una difesa a quattro anziché a tre, garantendosi così l'uomo in più là dove cantano più acuti i tre tenori del Sassuolo, Di Francesco, ancora orfano di Missiroli, ha riproposto il collaudatissimo 4-3-3. Se giochi contro una squadra con Pizarro, ovvero contro un regista che tesse di continuo, perno di un centrocampo a tre, il 4-3-3 può trasformarsi in un problema. Chi se lo ciuccia, il vertice basso? L'attaccante centrale? Lo farà fino a mezzogiorno. Gli esterni che accorciano a turno? Poveri loro, lo faranno fino a mezzogiorno. Una mezzala delle due e, di nuovo, a turno? Fino a mezzogiorno. Non resta che il regista opposto, ma è poi un rischio. Questa credo che sia una delle ragioni per cui, storicamente, il 4-3-3 si è andato trasformando in un 4-2-3-1. Che, intendiamoci, non è un modulo perfetto, anche se forse in questi casi.. Poi, diciamocela tutta, per giocare così, Di Francesco avrebbe dovuto cambiare troppo. Inserire Lazarevic, ad esempio? Mah! Siccome ho straparlato, qui m'interrogo e concludo. 

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