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Sassuolomania: De aequilibrio, ovvero il Napoli di Sarri
E ancora, nella conferenza di chiusura del ritiro a Dimaro: "Il 4-3-3 l'abbiamo provato, i giocatori non erano molto convinti, e non ero convinto neanche io, perché ogni volta che provavamo il 4-3-3 perdevamo venti metri di baricentro, anche nelle partitelle: il vertice basso degli avversari cominciava a giocare con grande facilità e noi eravamo sempre in ritardo a chiudere."
Equilibrio vuol dire 4-3-1-2, per Sarri, non si scappa. Ma qui bisogna poi spiegare in che senso, lo sia, perché non è che il 4-3-1-2 è in assoluto il modulo più equilibrato, dipende da come lo si interpreta, da quale soffio circola tra i reparti. Il modulo, infatti, è uno schema che necessita di animazione, di un soffio vitale che è la sua messa in movimento. Mi viene in mente Aristotele, ma soprassediamo. E' la qualità particolare del soffio di Sarri, ovvero le sue idee di gioco, a donare equilibrio al 4-3-1-2. Prendete queste dichiarazioni di Valdifiori, il suo fido playmaker: "il calcio del mister è un calcio molto aggressivo, si difende in avanti, e, conquistata palla, bisogna cercar la porta nel minor tempo possibile".
Se unite quest'ultimo concetto alle considerazioni di Sarri riportate appena sopra, capite subito che il pressing alto non può fare a meno di un trequartista rognoso sul regista avversario. Che, sia detto per inciso, nel nostro caso sarebbe Magnanelli. Insigne su Magnanelli, per intenderci.
Poi vedete anche che il miglior attacco è una difesa alta, il che implica quasi sempre attaccanti che difendono per far gol, sembra un controsenso, quasi che accorciare o pressare alto sia un'altra maniera di esprimere la fame sotto rete, la prima forma del desiderio di segnare. L'altra parola chiave è "velocità", ossia raggiungere la porta avversaria nel minor tempo possibile, col minor numero di tocchi e di scambi. Se Maccarone sembrava un fenomeno, figuriamoci Higuain! Paura, dunque, sì.
4-3-1-2, per di più, non vuol dire due soli attaccanti seguiti da un rifinitore, nel calcio moderno. Nella fase offensiva, il trequartista, oltre a fungere da raccordo tra le due linee (attacco e centrocampo) nella trama di gioco, diviene il primo e naturale appoggio delle punte, nonché terzo attaccante, nel momento in cui si inserisce senza palla, ora centralmente, ora lateralmente, sovrapponendosi al taglio di una punta. Ciò significa attaccare almeno con tre giocatori, senza contare l'inserimento puntuale di una mezzala, a turno, nella fattispecie gente tecnica come Hamsik o Allan, e la discesa di un terzino, non di più, perché Sarri ne vuole sempre uno bloccato dietro, in copertura. A proposito, meno male non gioca Ghoulam, così Berardi potrà insistere per bene dalla sua parte, senza troppi dispendi.
Tornando a Sarri, vuole almeno 5 giocatori dietro la linea della palla. Sempre. Ecco che, piano piano, cominciamo a capire in che cosa consista l'equilibrio di cui si parlava in apertura: una serie complessa di accorgimenti, che altro non sono che interpretazioni (l'anima) di un modulo.
Per concludere, sentiamolo ancora parlare nella conferenza di chiusura del ritiro, Maurizio Sarri: "Poi chiaramente il 4-3-3 si può anche ritirare fuori come soluzione difensiva. Nel senso: ci va bene perdere campo perché il risultato ci sta bene, e ci si difende più in densità, abbassando due attaccanti esterni". Sarri l'anti-Zeman, volendo. Qui è interessante allora assistere ad un rovesciamento sconcertante: il 4-3-3 per difendersi?! Di Francesco, tu cosa ne pensi? Tu che predichi la stessa pressione alta, utilizzando il modulo del Boemo, dicci: riuscirai a dimostrare che il 4-3-3, se fatto bene, riesce ad accorciare pure sul regista avversario, in questo caso Valdifiori, squilibrando il Napoli di Sarri? Dimmi di sì. Non farci sperare solo nelle sue false partenze, o, ancor peggio, nei miracoli.