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Sarri ringrazia Ibanez, Mourinho lo avrebbe mangiato: ora la Lazio può davvero arrivare seconda
LA FOLLIA DI IBANEZ - Non fosse arrivata l’espulsione di Ibanez, forse questo derby non si sarebbe mai acceso. Da quel rosso (giusto, peraltro) in poi, la partita si è infiammata. Scontri, mezze risse fra le panchine, altri quattro espulsi (due collaboratori tecnici, uno per panchina e a fine partita anche Marusic e Cristante) prima dell’intervallo e dopo il fischio finale. Massa ha dovuto sudare per tenerli a freno e non sempre c’è riuscito. Ibanez è stato ammonito la prima volta dopo solo 8', al primo intervento falloso su Felipe Anderson. Il secondo giallo al 32', quando ha interrotto fallosamente la ripartenza di Milinkovic. E’ stato giustamente punito per la sua ingenuità, non giustificabile a questi livelli, soprattutto per un giocatore che proprio in questo derby era arrivato alla 100a presenza in Serie A. Non un pivello. Nella prima mezz’ora, la partita era morbida, grigia, senza spunti. Guidava la Lazio col suo possesso palla, ma lento e prevedibile, così la Roma poteva difendersi senza andare mai in affanno. Il problema dei giallorossi stava nella difficoltà a coinvolgere Dybala, davvero troppo distante dal resto della squadra. In ogni caso, derby moscio fino all’espulsione. Da quel momento, la Lazio ha intensificato il possesso palla, ha cercato di allargare la difesa romanista dove Foti, il vice dello squalificato Mourinho (chissà che avrebbe fatto se fosse stato in panchina...), aveva arretrato Cristante come terzo difensore di sinistra, il posto di Ibanez. Occasioni vere in quei 45', nessuna. Può bastare questo dato per far capire quanta era scarsa la produzione offensiva delle due squadre: il primo calcio d’angolo del derby è arrivato, a favore della Roma, nei minuti di recupero del primo tempo.
LUIS ALBERTO IN CATTEDRA - A inizio ripresa è entrato Llorente al posto di Dybala, mai visto in partita. Difesa a 5, più tre centrocampisti, più Belotti a dare battaglia da solo. La Lazio ha preso il controllo del gioco e la Roma si è tirata tutta dietro. Comandava la classe di Luis Alberto che, di fronte a una difesa così densa e massiccia, ha tentato per tre volte di fila la conclusione da fuori area e in un’occasione Rui Patricio è stato fenomenale, non quanto però sul tocco da due passi di Felipe Anderson. E’ stato proprio Luis Alberto a dare il via, col suo modo, un modo geniale, all’azione del gol laziale, azione arricchita da un assist di punta di Felipe Anderson per Zaccagni che ha bruciato sul tempo Zalewski, è entrato in area e da posizione angolata ha messo la palla a un centimetro dal palo lontano. Nessun giocatore italiano ha segnato più di Zaccagni in campionato, 9 gol come il suo compagno Immobile.
IL BRIVIDO E ALTRI DUE ROSSI - Mourinho dalla sua stanza segreta ha ordinato subito i cambi, Abraham per Belotti e Matic per Wijnaldum, spento fin dall’inizio. E in un attimo la Roma ha pareggiato. O meglio, avrebbe pareggiato se Smalling, che ha costretto Casale a segnare nella sua porta, non fosse stato in fuorigioco sul colpo di testa di Mancini, a sua volta pizzicato in area da una bella punizione di Pellegrini. Ora la Lazio aveva spazio per il contropiede e Llorente ha salvato la sua porta sull’assist di Luis Alberto per Pedro. La Roma non aveva tempo da perdere, è entrato El Shaarawy per Llorente, difesa a 4 con Zalewski a destra e Spinazzola a sinistra, 4-3-2, ma era stremata. E’ uscito Zaccagni per Cancellieri, dall’altra parte è entrato anche Solbakken per Pellegrini, ma Luis Alberto stava congelando la manovra e la Roma non poteva fare altro. Da una parte si festeggiava, dall’altra si urlava di rabbia, così a fine partita si sono affrontati Luca Pellegrini, ex romanista, e Cristante da una parte, Marusic e Mancini dall’altra. Ancora due cartellini rossi, per Marusic e Cristante.
I RIFLESSI - Per la Lazio è un passo di quelli che pesano verso un posto in Champions League, per la Roma è un passo indietro, ora è fuori dalla zona-Champions, anche se dal quarto posto del Milan è staccata di un solo punto. Certo che in campionato la Lazio ha un altro spirito e ora che avrà (suo malgrado) la possibilità di giocare solo in campionato, è una candidata seria al secondo posto, forse la più seria. Era dal 2011-12 (Reja in panchina) che non vinceva due derby nello stesso campionato ed era dal 2006-07 che non li chiudeva tutt’e due senza prendere gol. Sull’altro versante, Mourinho è il primo allenatore della Roma a perdere due derby consecutivi di Serie A per la prima volta dopo Luis Enrique. Contro la Lazio, la Roma ha avuto il 31 per cento di possesso palla, dal 2004-05 è il dato più basso in un derby della Capitale. Su tutto questo Mourinho dovrà riflettere.