Sarri-Mancini, due mondi a confronto
COME LA GIOCONDA - Il tecnico jesino è ancora alla ricerca del miglior gioco, i nerazzurri agli ordini di Roberto Mancini hanno decine di specchi e ancora più volti. Tredici formazioni diverse in tredici gare di campionato sono il racconto di tante storie in una; l’Inter cambia pelle a seconda delle circostanze, è camaleontica, sicuramente una virtù, non un difetto. Un disegno a matita che l’ex City continua a ritoccare, un po’ come Leonardo ha continuato a fare - per una vita - con la Gioconda. Mancini spera ovviamente di ultimare l’opera molto prima.
MERITI E GIUSTIFICAZIONI - Sarri dà invece l’idea d’essere molto più avanti nei lavori: il Napoli vince e diverte i propri tifosi dimostrando un’identità marcata. Il marchio di fabbrica è il 4-3-3, a prescindere dall’avversario. L’ex allenatore dell’Empoli ha già trovato la quadratura del cerchio, ma a differenza di Mancini può contare su un gruppo che, in gran parte, ha imparato a conoscersi già nel corso della passata stagione. I meriti (soprattutto relativi all’organizzazione difensiva) di Sarri non vanno sottovalutati, ma molti degli elementi presenti nell’attuale rosa dei partenopei non hanno avvertito l’esigenza dei fisiologici periodi di adattamento, di cui invece stanno ancora risentendo i nerazzurri. A partire da Kondogbia per finire a Ljajic, che nelle ultime partite si sta ritrovando, ma che all’inizio ha incontrato sul suo percorso molti ostacoli fastidiosi. Lo stesso discorso vale ovviamente per Telles e Perisic. Capita che i nerazzurri si ritrovino in campo con 8/11 diversi rispetto alla squadra della scorsa stagione, un fattore che in parte giustifica il ritardo dei lavori nel cantiere Inter.
TESTA BASSA O PETTO GONFIO - Ma lunedì sera si azzererà tutto: Napoli-Inter torna ad essere una sfida Scudetto dopo decenni e c’è bisogno di una concreta prova di forza per rincorrere il sogno più grande. E in panchina la diversità degli allenatori sarà marcata anche nell’aspetto oltre che nei concetti: la concreta ed orgogliosa tuta di Maurizio Sarri contro l’elegante e avvolgente sciarpa in cashmere di Mancini. Chi perde abbassa la cresta, chi vince gonfia il petto.
PG
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