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    Sarri, lo scudetto così non basta: si gioca la Juve in Champions. E Pochettino...

    Sarri, lo scudetto così non basta: si gioca la Juve in Champions. E Pochettino...

    • Nicola Balice
    A volte è anche una questione di faccia. Quella dei dirigenti della Juve ieri sera sugli spalti del Mapei Stadium era tutto un programma. Pure quella di Cristiano Ronaldo in alcuni frame impietosi dei colloqui a bordo campo con Maurizio Sarri. E quella del tecnico bianconero, poi, sembra sempre la stessa. Che vinca, che perda, che proponga una Juve credibile, che debba prendere atto di una squadra irriconoscibile. Stessa faccia, come quella della sua squadra, turnover o no, tre o cinque cambi, mai una scossa o un cambiamento. Le scosse semmai sono tutte al contrario. E questa settimana non può passare inosservata, così come le dichiarazioni dello stesso Sarri, che minimizza il blackout col Milan fino a non ritenerlo nemmeno degno di analisi perché inspiegabile, che sembra quasi contento della lezione subita dall'Atalanta (8 minuti e 11 secondi senza toccar palla nella metà campo avversaria prima del gol di Duvan Zapata), che predica normalità anche dopo un'altra rimonta subita dopo essere stato avanti di due gol contro il Sassuolo. Tutto a posto, tutto normale. Ma tutto a posto non può essere, perché questa Juve non può essere quella normale.

    RIFLESSIONI - Il lockdown sembrava aver messo in ghiaccio la sua conferma. Troppe attenuanti, troppo poco tempo anche per ricostruire un nuovo progetto tra una stagione e l'altra. Una posizione ancor più rafforzata con la fuga in vetta alla classifica, pure ora il vantaggio è rassicurante considerando il +1 della ripartenza e il divario attuale sulle inseguitrici. Eppure ci sono sempre più punti interrogativi che esclamativi, è sempre anche una questione di faccia e quella di Sarri un anno dopo non sembra proprio da Juve. Tanto che ora nemmeno una vittoria dello scudetto potrebbe dargli la certezza di una conferma. Che rimane l'ipotesi più concreta. Prima lo scudetto, poi la Champions: ma il percorso europeo di agosto sarà molto più decisivo di quanto si potesse immaginare. Perché c'è modo e modo di perdere e di vincere, quello con cui sta arrivando lo scudetto non piace particolarmente, nemmeno alla Continassa.

    ALTERNATIVE - Ad avvitare i bulloni della sua panchina anche un'altra variabile, quella degli allenatori a disposizione. Pochi, valutando quelli da Juve si intende. Lo spettro principale restava quello di Zinedine Zidane, che poi dopo il lockdown ha rivinto una Liga che sembrava ormai persa e si lancia verso l'impresa di Champions con la convinzione di poter avere ancora un giro di valzer, almeno, da fare con il Real. Poi la stessa Champions potrà innescare comunque un effetto domino pure in panchina. Ma un profilo incombe su tutte le panchine più ambite, anche su quella di Sarri: è quello di Mauricio Pochettino, lui sì a spasso, lui sì libero e pronto. Costa, è vero. Ma piace. È stato valutato a lungo proprio mentre Sarri batteva la concorrenza, in un modo o nell'altro, per il dopo Allegri. Anche Pochettino non ha una bacheca ricca di trofei, anche se l'anno scorso è arrivato in finale di Champions. Ma se a volte è anche una questione di faccia, la sua sembra fatta apposta per la Juve.

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