Sark, l'isola che non c'è: non esistono squadre, ma è piena di calciatori!
Sark, colonizzata e coltivata dai primi del 1500, è davvero un posto particolare: per esempio è vietata alle macchine. La si può attraversare solo in bici a bordo di mezzi agricoli o trainati da cavalli. I pochissimi mezzi a motore sono proprietà dell’autonomia locale e servono solo per motivi di sicurezza o soccorso. L’isola è completamente privata, proprietà dei suoi stessi abitanti per recesso di diritto feudale, anche perché Sark è stata una delle ultimissime proprietà terriere a cancellare dal suo status la proprietà di feudo. Due nobili si erano spartiti tutta la terra… e per portare Sark a concetti più moderni ci sono voluti più secoli del previsto.
Secondo l’ultimo censimento gli abitanti lungo i 5,4 Km₂ sono 613, ma quelli che vivono stabilmente nei confini dell’isola e non lavorano settimanalmente sul continente sono poco più di 400. Si vive di piccolo turismo, allevamento e agricoltura; pochissimi i commercianti, il baratto è ancora considerato uno dei mezzi di commercio più efficaci. Chi si sposa a Sark è vincolato per tutta la vita, non può divorziare. E se proprio vuol farlo deve spostarsi a Gurnsey. Le tasse sono molto più basse rispetto a quelle dell’Inghilterra ma bisogna dimostrare di vivere a Sark per almeno 91 giorni all’anno. Il capo della piccola isola ancora oggi è il Seneschal, ufficialmente una sorta di vassallo, in definitiva un cancelliere che esercita l’autorità amministrativa e giuridica sull’isola che si regge su un comitato direttivo di 24 persone e un governo di dieci consiglieri delegati.
L’isoletta ha una passione non comunque per il calcio: la prima squadra di calcio risale – pare - al 1920. Ma anche se di formazioni precedenti non c’è traccia non è detto che non ce ne siano state: la palla rotonda arriva sull’isola appena dopo la palla ovale ma negli ultimi anni si è sviluppata molto più velocemente. Sark dopo essere stata accolta nella FIFA, era il 2001, è riuscita a giocare pochissimo: si registrano solo quattro partite ufficiali con altri minuscole realtà: Gibilterra (19-0), l’Isola di Wight (20-0), Greenland (Norvegia, 16-0) e Frøja (Islanda, 15-0). Il bilancio delle partite ufficiale è stato di quattro sconfitte con 70 gol subiti e nessuno segnato. Un disastro, nessun’altra squadra dei giochi aveva lasciato il torneo senza segnare nemmeno una rete.
Forse è anche per questo che l’isola ha avviato un programma autonomo di perfezionamento: niente più amichevoli e nessuna partecipazione a eventi ufficiali. Non esiste nemmeno un campionato nazionale, o meglio, locale: quindi gli abitanti si sono divisi in quattro squadre che si affrontano regolarmente e senza alcun archivio o risultato da depositare.
Sark viene poco generosamente presentata come la peggiore squadra di calcio del mondo. In realtà con numeri così piccoli diventa difficile crescere: gli eventi per eccellenza sono sarebbero due, gli Island Games – una sorta di Olimpiade riservata alle piccole isole tra le quali anche Bermuda – e i giochi dei protettorati britannici. Sark dopo la batosta del 2004 li ha accuratamente evitati.
Una squadra ufficialmente c’è, la Sark FC… ma a parte qualche amichevole con gli equipaggi delle navi che attraccano al porto non si contano altri eventi. La differenza con isole anche piccolissime come Greenland o Bermuda è avvilente: Greenland ha 55mila abitanti, Frøja ne ha comunque quasi cinquemila e Bermuda oltreché più popolata è molto più ricca. Come competere? Su invito. Chi vuole giocare contro Sark mandi una mail e se la squadra locale accetta andrà in visita come guest e avversario. Un grande onore.
Ora Sark dopo il brutale impatto nel torneo del 2004 sta pensando di uscire di nuovo allo scoperto: “Ci hanno battezzato come la squadra più scarsa del mondo, ma è ingiusto. La nostra realtà per quanto ancora piccola è cresciuta tanto…” dice Chris Drillot, uno dei presidenti del Sark FC. Al momento i giocatori impegnati nei programmi calcistici dell’isoletta sono quasi sessanta: uno ogni dieci abitanti. Dopo aver rinunciato agli Island Games del 2015 forse è giunto il momento di rimettersi in discussione.