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    Santon: 'Voglio diventare una bandiera dell'Inter. Jovetic leader, Melo ha le palle'

    Santon: 'Voglio diventare una bandiera dell'Inter. Jovetic leader, Melo ha le palle'

    In vista del derby di domenica, Davide Santon parla ai microfoni di Tuttosport

    Da giocatore in partenza a punto fermo: cosa ha determinato la conferma di Santon nell’Inter? 
    "Una serie di confronti avuti con Mancini. Mi ha spiegato come vuole che mi muova in campo, io ho dato la piena disponibilità e così eccomi ancora qui. Questa è casa mia, sono a Milano dall’età di 14 anni, voglio dimostrare che ci tengo tanto a rimanere a lungo nell’Inter". 
     
    Lei, El Shaarawy, lo stesso Balotelli, rappresentate quella generazione di talenti puri in cerca di riscatto: perché molti giovani italiani che hanno avuto un luminoso avvio di carriera si sono un po’ persi? 
    "Quando all’inizio si ricevono tanti complimenti si fa fatica a digerire le successive critiche. Con il tempo si matura, si impara a gestire gli applausi come i fischi. Nell’estate del 2011 non sarei mai voluto andare via dall’Inter, invece adesso non posso che riconoscere quanto sia stata positiva, nel mio percorso di crescita, l’esperienza di Newcastle". 
     
    Domenica sarà anche un derby in ottica Nazionale: lei, De Sciglio, Abate e Antonelli siete pure in competizione per la convocazione in vista dei prossimi europei. 
    "Lo so bene. Vincere per andare a 9 punti e giocare bene per attirare l’attenzione di Conte, questi gli obiettivi, di squadra e personali, della sfida di domenica". 
     
    Perdere o vincere il derby avrà un certo peso. 
    "Sul piano dell’autostima, della fiducia che infonde il successo, a maggior ragione nel derby, di sicuro". 
     
    A fine mercato sono arrivati Perisic, Ljajic, Felipe Melo e Telles: c’è stato tempo sufficiente per integrare i nuovi arrivati? 
    "Felipe Melo e Ljajic conoscono la Serie A, per loro è più facile, mentre i nuovi hanno bisogno di un po’ di tempo prima di raggiungere la piena intesa con il resto del gruppo". 
     
    In proposito pensa che il centrocampista brasiliano abbia il carisma per diventare un riferimento, all’interno dello spogliatoio? 
    "Mi è piaciuto come si è presentato: è uno che ha le palle per dire come la pensa". 
     
    Il leader è Jovetic, attualmente? 
    "Sì: ha deciso la gara contro l’Atalanta pur non disputando una grande partita, mentre contro il Carpi, oltre a segnare una doppietta, ha pure giocato bene". 
     
    C’è un terzino al quale si ispira? 
    "Sono cresciuto con Maicon quale modello. Tra i grandi metto anche Alaba, Jordi Alba, Dani Alves e Marcelo". 
     
    L’aspirazione massima, adesso che è nel pieno della carriera? 
    "Diventare una bandiera dell’Inter, giocare in nerazzurro il più a lungo possibile. Sì, proprio come ha fatto Zanetti: un riferimento in campo prima, e come uomo adesso. Per noi giocatori è una fortuna che sia rimasto in nerazzurro". 
     
    Pronto a fare un altro tatuaggio, dopo quello che celebra la Champions del 2010? 
    "Il corpo ha tanto spazio ed è pronto a ospitare indelebilmente altri successi. Penso che lo stesso valga per Biabiany: lui, per ora, ha impresso il successo nell’Intercontinentale". 
     
    Contro il Milan ci sono buone possibilità che lei sia l’unico italiano tra i nerazzurri in campo: la vive come una responsabilità in più? 
    "Detto che non conosciamo ancora le decisioni di Mancini, se così fosse ne sarei felice. Quando mi è capitato di essere l’unico italiano in campo con l’Inter, ho sempre rappresentato con orgoglio l’Italia". 
     
    Via ogni dubbio residuo: come va il ginocchio? 
    "Fisicamente sto benissimo, mentalmente pure. Sì, in vista di domenica sono carico a mille". 

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