Santon: 'A San Siro un progetto sarebbe difficile'
Marcello Lippi lo definì un predestinato, le prestazioni nel suo magico 2008 con l’Inter lo fecero pensare un po’ a tutti. Poi l’infortunio al ginocchio e la fatica nel tornare al 100%, la pressione di San Siro e la perdita di fiducia, e uno dei più grandi talenti italiani sembrava perduto per sempre. Dopo il breve passaggio a Cesena, Santon ha deciso di salutare l’Italia firmando l’estate scorsa un quinquennale con il Newcastle. Qui una situazione più tranquilla intorno al suo nome sta facendo ritrovare la tranquillità che può riportare ai livelli del 2008 il capitano dell’Under 21. Testa sulle spalle com’è raro trovare in un classe ’91, Santon ci ha raccontato l’esperienza inglese, il suo futuro ma soprattutto il futuro del calcio italiano che, inevitabilmente, dovrà passare dalla fiducia ai giovani (e non solo nel calcio vorremmo aggiungere…). Ma basta parole, godetevi l’intervista.
Davide Santon, professione terzino sinistro ma, come tanti giovani italiani che faticano in patria, emigrante in Inghilterra. Sette mesi al Newcastle United. Fai tu il bilancio, raccontaci qualcosa della città, dei tifosi, dell’atmosfera e di come ti trovi.
"Adesso mi trovo molto bene. All’inizio ho faticato un po’ a trovare spazio perché avevo ancora qualche problemino e anche perché credo che il mister abbia voluto farmi capire il tipo di calcio che giocano qui, ma diciamo che ora sto trovando più spazio e continuità e ne sono felice. Per quanto riguarda i tifosi sono fantastici, davvero. Danno una carica pazzesca e incitano la squadra a prescindere dal fatto che si perda o si vinca, poi lo stadio fa sempre 50mila persone. Nonostante il calore della gente però nella vita privata ti lasciano vivere e puoi girare in città, che tra l’altro è molto carina, senza troppe pressioni. Sto davvero bene qui e sono contento di aver firmato per cinque anni con il Newcastle".
Ok, in Inghilterra stai bene, ma sono sicuro che non hai dimenticato l’Italia e dove sei cresciuto. Che idea ti sei fatto ad esempio della situazione all’Inter?
"No no ma che dimenticato! Guarda io il campionato italiano lo seguo sempre e quando posso vedo tutte le partite. Dell’Inter non c’è molto da dire… è una stagione iniziata male, continuata malino e che sta finendo male. Non c’è stato un momento di vera e propria ripresa, anche alla rimonta ci ho sempre creduto poco. Detto questo però, secondo me l’Inter resta una squadra forte e penso che possa ripartire già dalla prossima stagione".
Ecco, proprio qui volevo arrivare. In questi giorni a Milano si fa un gran parlare di un progetto, e per “progetto” intendo una rifondazione sui giovani in stile Roma per intenderci. Tu che conosci l’ambiente e che proprio da quell’ambiente hai ricevuto non poche pressioni dopo l’infortunio al ginocchio, credi sia possibile una cosa del genere? Detta in poche parole: la San Siro nerazzurra è pronta a un salto di questo tipo?
"Bella domanda. Conoscendo la piazza e la mia personale esperienza dove sono rientrato, non ero al meglio ho fatto 3 o 4 partite “così così” e tutti si ricordavano un altro Santon, posso dirti che è difficile. Anche perché l’Inter dopo aver vinto la Champions non ha più vinto nulla e probabilmente i tifosi in fondo si aspettano ancora qualcosa. Il discorso dei giovani è complicato. Io penso che il calcio italiano così come quello inglese abbia molto bisogno dei giovani, ma non so a San Siro come prenderebbero una stagione come quella della Roma…"
Capitolo Nazionale. Per Lippi eri un predestinato, Prandelli qualche volta ti ha chiamato… all’europeo ci speri ancora?
"Con Prandelli sono andato 3 o 4 volte, poi non giocando ovviamente è difficile essere chiamato. Sperare ci spero, giocare per la Nazionale è bellissimo e sognare la sogno sempre… ad essere sincero però all’europeo in sé non è che ci penso più di tanto, cioè, non è un’ossessione giornaliera. Adesso penso semplicemente a giocare, a ritrovare quella continuità che mi era venuta a mancare e se tutto andrà bene le cose verranno in automatico".
Non pensi quindi che all’estero, nonostante nel tuo caso sia la Premier League, ci sia meno visibilità?
"No, non credo. Se Prandelli ha bisogno sa dove trovarmi dai".
Anche perché comunque resti sempre il capitano dell’Under21. A proposito, da capitano, dimmi un talento italiano – escluso El Sharaawy - destinato a esplodere
"Allora Borini sta già esplodendo, Destro sta facendo tanti gol. Poi te ne dico due di serie B: Fiorenzi a Crotone sta facendo benissimo e nonostante non sia del tutto esploso è un ragazzo da tenere d’occhio e infine c’è Insigne a Pescara. Questi sono i quattro ma ti dico che ci sono comunque tanti ragazzi che stanno crescendo bene".
Mi hai citato tutti attaccanti, o comunque giocatori di fantasia. Che è successo ai difensori? Eravamo il paese degli Scirea, Bergomi, Baresi, Ferrara, Maldini, Nesta e Cannavaro… ora non si fa il nome di nessuno. E’ cambiato qualcosa nei settori giovanili? Non vi insegnano più a marcare? Che succede?
"No nei settori giovanili non è cambiato nulla. Secondo me bisogna semplicemente dare più fiducia ai giovani. Anche perché per i difensori è molto più difficile. Se l’attaccante sbaglia un gol fa nulla… se un difensore fa male invece lo noti subito. Guarda cos’è successo a Ranocchia ad esempio. Io penso che due, tre, quattro errori si possano concedere perché il quinto non lo fai più. Se lo fai ancora poi ci sta che la gente si arrabbi, specialmente nelle società grandi dove lo sbaglio è meno tollerato, ma se non giochi e non lo fai con continuità non puoi mai migliorare. Con più fiducia uscirebbero anche i difensori".
A inizio intervista ci hai fatto capire senza troppi giri di parole che stai bene dove sei… ma al tornare a casa? Ci pensi?
"No al momento no. Nel futuro però non si sa mai… dipenderà dalle opportunità e se queste capiteranno, ma per ora non ci penso".