Getty Images
Sanremo, i voti: aspettando Juve-Napoli, i gol li fanno Ruggeri e gli Stadio
Anche noi, ieri, vi abbiamo promesso di portarvi al Festival se lo desiderate. Il modo migliore e anche più diretto è quello di offrivi le pagelle che abbiamo preparato per i campioni in gara. Dieci questa sera e dieci domani. Secondo scaletta. Eccole, dunque.
ARISA (Guardando il cielo): finalmente ha dismesso quell’aria, simpatica ma anacronistica, da cartone animato che la faceva somigliare tantissimo a Mafalda. Ora che si è messa anche a recitare in teatro e sul set le è venuta un po’ a noia la musica e non lo nasconde. Per fortuna ci ha risparmiato un brano lacrimoso. Voto 5,5
BLU VERTIGO (Semplicemente): in tutta onestà non ho nulla di personale nei confronti di Morgan, così come per i suoi compagni di viaggio. Ho provato a metterci anche un pizzico di buona volontà in più evitando ogni forma di pregiudizio. Nulla da fare. La sua figura da finto “maudit” non mi incanta. La sua musica da finto sperimentatore ancora meno. Voto 4
GIORGIO CACCAMO-DEBORAH IURATO (Via di qui): hanno la fortuna di poter contare su di un tesoretto di partenza. Una canzone scritta da Sangiorgi ovvero da un autore che è una garanzia ormai consolidata e forse anche un poco abusata. Lo sfruttano a metà,nel senso che mentre lui preme sull’acceleratore lei frena un po’ troppo. E il brano non vola. Voto 6
DEAR JACK (Mezzo respiro): a questo punto sono pronto a beccarmi pure del vecchio babbione senza, per questo, minimamente reagire. Mettete insieme un poco di “X Factor” con un altro poco di “Amici”, agitate bene e servite in coppe ghiacciate. Il risultato dovrebbe essere quello di un cocktail fresco, non troppo alcoolico e frizzante. Macchè, muscolari dal fiato corto. Voto 4
LORENZO FRAGOLA (Infinite volte): è come far indossare a un ragazzino un abito d’antan o addirittura di quelli che usava il nonno e poi pretendere anche che faccia la sua bella figura. Va bene che oggi è martedì grasso e che in tutte le città impazza il Carnevale¸ ma oltrepassare certi limiti musicali non ha senso anche se si possiede una voce discreta. Voto 3
IRENE FORNACIARI (Blu): il tema dell’immigrazione è di grande attualità e nulla al mondo vieta che lo si possa usare per realizzare una canzone. Poi tutto sta nell’interpretazione e nella capacità di emozionare chi ascolta. Suo padre, Zucchero, è un maestro in questo tipo di comunicazione. Lei, purtroppo, non ha imparato granchè rimanendo giovane promessa. Voto 5,5
NOEMI (Cosa c’è nella borsa di una donna): per quel che riguarda il testo si tratta di una composizione davvero superba. Il tema musicale, poi, potrebbe ricordare uno dei grandi successi della Mannoia scritto da Ruggeri. Anche in questo caso l’autore, Marco Masini, si sente. Lei è altrettanto graffiante e piena di grinta. Nessun stupore se si aggiudicherà il premio della critica. Voto 7,5
ROCCO HUNT (Wakt Up): hip hop e reagge che piacerà sicuramente ai giovanissimi per un brano che, fatalmente, si trasferirà dall’Ariston alle discoteche senza alcun tipo di problema. Sotto la vernice, comunque, si riescono a intravedere anche le sfumature della Napoli di Pino Daniele. Un po’ troppo regionalista, forse, ma va bene così. Voto 7,5
ENRICO RUGGERI (Il primo amore non si scorda mai): il titolo è di una banalità e di una scontatezza talmente esagerate che sembra suggerito dalla voglia di provocare. Conoscendo il personaggio forse è proprio così visto che Ruggeri, con questo brano, riesce a tornare senza troppi problemi ai fasti e ai livelli che lo hanno consacrato grande rock man. Voto 8
GLI STADIO (Un giorno mi dirai): prendete Vasco, affiancategli Curreri e spruzzate di Coldplay alla vecchia maniera. Esce questo brano che intenerisce con una melodia inconfondibilmente “firmata” e con un testo (dialogo tra padre e figlia per nulla banale) che farà innamorare tutti coloro i quale ebbero ad amare la mitica “Dimmi chi erano i Beatles” VOTO 8