AFP/Getty Images
Il Barcellona torna grande con i '95
Anche a causa di un robusto turnover dettato da impegni molto ravvicinati nell'intasato calendario di settembre, il Barcellona sceso in campo mercoledì scorso contro l'Apoel Nicosia in Champions League era una formazione imbottita di canterani. Nell'undici iniziale di Luis Enrique contro i ciprioti, erano sette i giocatori provenienti dalla Masia (Piquè, Bartra, Xavi, Samper, Sergi Roberto, Messi, Munir), dieci in totale con gli ingressi a gara in corso di Iniesta, Rafinha e Sandro. Che questa situazione sia destinata a ripetersi in tante altre occasioni è tutto da stabilire, ma si tratta di un segnale tangibile di come il club blaugrana rimanga fedele alle sue tradizioni e a una filosofia secondo la quale dà maggiore soddisfazioni vedere debuttare in prima squadra un ragazzo che ha fatto tutta la trafila del settore giovanile piuttosto che acquistare a suon di milioni il Luis Suarez di turno.
SVOLTA NECESSARIA - L'avvento di Luis Enrique sulla panchina del Barcellona è stata la sterzata che ci voleva per pensare di ritornare ad alti livelli di competitività senza rinunciare ai propri principi. Il compianto Vilanova, anche a causa dell'assenza di ricambi di qualità e per il suo profondo legame con l'attuale tecnico del Bayern Monaco, non è riuscito a portare concetti nuovi nella mente di una squadra ormai schiava del tiki-taka, mentre l'argentino Martino ha provato a stravolgerne il pensiero calcistico, affidandosi meno al possesso palla e più alle ripartenze per sfruttare il potenziale di Messi e Neymar, ma finendo per risultare un tecnico con scarsa leadership e appeal in un gruppo comandato dai senatori storici. L'arrivo di un uomo del club come Luis Enrique ha invece prodotto la scossa necessaria, con un calcio che rimane offensivo nelle intenzioni ma più votato alla verticalità che al lungo fraseggio in orizzontale che aveva caratterizzato l'epopea guardiolana.
A questo, l'allenatore asturiano ha aggiunto la sua profonda conoscenza del mondo della cantera, frutto dei suoi trascorsi da tecnico nel Barcellona B, e il coraggio di lanciare senza esitazioni in prima squadra alcuni dei ragazzi protagonisti della Youth League vinta dalla formazione Under 19 nella passata stagione. Gli esempi più lampanti sono l'attaccante classe '95 di origine brasiliana Sandro Ramirez, autore della rete decisiva al Villarreal, ma soprattutto il fenomeno ispano-marocchino Mounir El Haddadi, 19 anni appena compiuti e fresco di debutto nello spazio di pochi giorni con l'Under 21 e la Nazionale maggiore spagnola, conquistate a suon di reti e di ottime prove da titolare al fianco di Messi e Neymar. La settimana che sta per andare in archivio ha regalato anche il rinnovo fino al 2019 del gioiellino di centrocampo classe '92 Sergi Roberto (uno che il Milan ha provato a strappare ai catalani) e la grande prova di un altro '95 di assoluto valore come Sergi Samper, uno che fino a 6 anni sembrava destinato ad una carriera di tennista salvo poi intraprendere tutta la trafila nella Masia per volere del nonno. Centrocampista di qualità e di personalità, è legato al Barça fino al 2017 e ha detto no in passato ad un'offerta dell'Arsenal. Uno a cui non sono tremati i polsi al suo debutto in Champions League al Camp Nou.
SVOLTA NECESSARIA - L'avvento di Luis Enrique sulla panchina del Barcellona è stata la sterzata che ci voleva per pensare di ritornare ad alti livelli di competitività senza rinunciare ai propri principi. Il compianto Vilanova, anche a causa dell'assenza di ricambi di qualità e per il suo profondo legame con l'attuale tecnico del Bayern Monaco, non è riuscito a portare concetti nuovi nella mente di una squadra ormai schiava del tiki-taka, mentre l'argentino Martino ha provato a stravolgerne il pensiero calcistico, affidandosi meno al possesso palla e più alle ripartenze per sfruttare il potenziale di Messi e Neymar, ma finendo per risultare un tecnico con scarsa leadership e appeal in un gruppo comandato dai senatori storici. L'arrivo di un uomo del club come Luis Enrique ha invece prodotto la scossa necessaria, con un calcio che rimane offensivo nelle intenzioni ma più votato alla verticalità che al lungo fraseggio in orizzontale che aveva caratterizzato l'epopea guardiolana.
A questo, l'allenatore asturiano ha aggiunto la sua profonda conoscenza del mondo della cantera, frutto dei suoi trascorsi da tecnico nel Barcellona B, e il coraggio di lanciare senza esitazioni in prima squadra alcuni dei ragazzi protagonisti della Youth League vinta dalla formazione Under 19 nella passata stagione. Gli esempi più lampanti sono l'attaccante classe '95 di origine brasiliana Sandro Ramirez, autore della rete decisiva al Villarreal, ma soprattutto il fenomeno ispano-marocchino Mounir El Haddadi, 19 anni appena compiuti e fresco di debutto nello spazio di pochi giorni con l'Under 21 e la Nazionale maggiore spagnola, conquistate a suon di reti e di ottime prove da titolare al fianco di Messi e Neymar. La settimana che sta per andare in archivio ha regalato anche il rinnovo fino al 2019 del gioiellino di centrocampo classe '92 Sergi Roberto (uno che il Milan ha provato a strappare ai catalani) e la grande prova di un altro '95 di assoluto valore come Sergi Samper, uno che fino a 6 anni sembrava destinato ad una carriera di tennista salvo poi intraprendere tutta la trafila nella Masia per volere del nonno. Centrocampista di qualità e di personalità, è legato al Barça fino al 2017 e ha detto no in passato ad un'offerta dell'Arsenal. Uno a cui non sono tremati i polsi al suo debutto in Champions League al Camp Nou.