Calciomercato.com

  • Getty Images
    Sampmania: vuoti di potere e paura degli incubi

    Sampmania: vuoti di potere e paura degli incubi

    • Lorenzo Montaldo
    Secondo alcuni lettori, lo scorso Sampmania aveva toni eccessivamente pessimisti. Evidentemente non a sufficienza. Anzi, mea culpa: credevo che la Samp fosse convalescente. Né guarita né in fin di vita. In realtà il Doria è ancora profondamente avvelenato, e la sua malattia principale si chiama confusione. I giocatori sono confusi in campo, Di Francesco è confuso in panchina, e dei vertici societari non ne parliamo. C'è un direttore sportivo che fa pure il team manager e va in panchina (non so in quante piazze succeda), la casella del direttore generale – o 'responsabile dell'Area Tecnica', come lo chiamavamo sino all'anno scorso – è ancora vuota (quindi Pradè e Sabatini erano orpelli superflui?) e dopo partite del genere non c'è un dirigente che possa metterci la faccia. 

    Non esiste nessuno in seno alla Samp con la qualifica e la posizione per dire qualcosa, per argomentare, spiegare o quanto meno tentare di giustificare l'ultimo posto in classifica a quei poveri illusi che investono soldi, tempo e denaro ricevendo in cambio sberleffi e mazzate. L'organigramma della Sampdoria in compenso riferisce di due vicepresidenti. Uno è l'avvocato Romei, che sino all'anno scorso si faceva carico di oneri e onori pure nel post partita, ma da mesi è letteralmente desaparecido. Qualcuno ne sa qualcosa? La famiglia lo ha visto?. L'altro è un banchiere che in dodici mesi sulla poltrona da numero due di Corte Lambruschini ha rilasciato un'unica intervista. Di certo non gli si può chiedere di spiegare perchè la linea difensiva sbanda o perchè è stato acquistato Murillo per sostituire Andersen. Il problema è che non c'è nessuno a cui rivolgere la domanda, se non al povero Di Francesco che rischia di passare da parafulmine per tutto ciò che non va a Bogliasco, quando invece il vuoto di potere è evidente e ritengo si tratti di una delle cause che, a cascata, scivola giù e giù, sino al campo. Del presidente poi non ne parliamo.

    Leggo in giro di richiami all'equilibrio, al calendario difficile, alla troppa isteria, all'attesa per  vedere la Samp contro squadre alla portata, anche se ritengo Sassuolo, Torino e Fiorentina squadre tranquillamente affrontabili. Ve lo dico con il cuore in mano, spero realmente che abbiate ragione voi. Sul serio. Mi auguro davvero di essere troppo pessimista, anche se tendenzialmente sono uno che il bicchiere lo vede sempre mezzo pieno. La pochezza della Sampdoria però ad oggi è sotto gli occhi di tutti, e credo ci sia necessità di un evento traumatico, in grado di spezzare il loop autodistruttivo in cui rischiamo di precipitare.

    Anche la favoletta de 'è quasi la stessa squadra dell'anno scorso' non regge più. Sì, ieri c'erano nove undicesimi della  formazione di Giampaolo, ma di questi soltanto sei (a voler essere generosi) erano titolarissimi. La realtà è che la Sampdoria ha perso tutto l'asse centrale, la spina dorsale della formazione, e non è stato in grado di rimpiazzarlo adeguatamente: Murillo non è Andersen, e si è visto, di Leris e Praet non affrontiamo neppure il paragone, e ad oggi Rigoni non vale Defrel. Magari tra tre mesi parleremo di calciatori completamente diversi. Ma attualmente la situazione è questa, e francamente non saprei neppure come metterci mano.

    Di Francesco, analizzando il match, ha parlato di 'primi minuti fatti benissimo'. I numeri della gara però restano impietosi: la Fiorentina ha tirato il doppio, 14 tentativi viola contro i 7 blucerchiati, e i giocatori di Montella si sono passati la palla oltre 100 volte in più rispetto ai doriani, mantenendo un'alta percentuale di possesso. La Fiorentina ha perso molti meno palloni (123 a 144) e ne ha recuperati parecchi di più, 66 contro 50. C'è però un dato statistico che ritengo particolarmente interessante, e che credo fotografi al meglio le difficoltà della Samp: l'undici targato Di Francesco ha effettuato la metà dei contrasti rispetto ai toscani, 9 a 18. Sono i dati di una squadra rinunciataria, e non basta la traversa di Rigoni o un'espulsione generosa per giustificare un pareggio che sarebbe stato iniquo. 

    Forse ho solo bisogno di farmi un bel sonno e recuperare lucidità e serenità, dal  momento che sto scrivendo questo pezzo di notte, all'una e con ancora fresca la delusione bruciante del match. La sto tirando per le lunghe, me ne rendo conto, ma c'è un motivo. Ho mangiato un po' pesante stasera, e temo di essere assalito da incubi tipo 'Jeison Murillo, scivolate e anticipi' non appena avrò chiuso gli occhi. Non so se sia peggio questa prospettiva, o quella di aprire i messaggi su WhatsApp. Ho visto un'anteprima, è una chat da Firenze: 'Grazie di cuore, ci avete resuscitati'. Quasi quasi preferisco sognare Murillo.

    Instagram
    @lorenzomontaldo
    Twitter
    @MontaldoLorenzo

    Altre Notizie