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    Sampmania: tutto bellissimo, ma adesso è l'ora di crescere

    Sampmania: tutto bellissimo, ma adesso è l'ora di crescere

    • Lorenzo Montaldo
    E' tutto bellissimo. La Sampdoria che vince ogni volta di fronte al suo pubblico, la Sampdoria che incanta giocando divinamente al Ferraris, che segna sempre e subisce pochissimo. Tutto meraviglioso. Facciamo un gioco, andiamo a considerare soltanto le gare disputate a Marassi: la Samp sarebbe seconda. Seconda, lo ripeto. Davanti ai blucerchiati c'è soltanto il Napoli che pure ha ottenuto al San Paolo gli stessi punti del Doria, 31. La squadra di Sarri però li ha racimolati in 13 partite, agli uomini di Giampaolo ne sono servite 14. La Juve è a 31, anche se ha due match in meno, l'Inter è a un punto  di distanza a parità di gare giocate. La Roma è addirittura a meno 7, il Genoa non lo prendiamo nemmeno in considerazione. 

    Analizziamo anche un altro dato: la Samp vanta il miglior attacco casalingo del campionato – alla pari con la Lazio, che ha due partite in meno -  avendo realizzato ben 31 gol. La media è di 2,2 reti a partita. E' proprio il caso di dirlo: andare a vedere dal vivo Zapata e Torreira vale decisamente il prezzo del biglietto. Anzi, vi invito a farlo. Alla domenica si notano ancora tanti spazi vuoti, a volte persino troppi. Il calo degli spettatori negli ultimi anni è una tendenza che secondo il mio modesto parere va analizzata in maniera piuttosto attenta. Da cosa dipende? Onestamente non lo so, ma posso dire che questa squadra sta facendo il massimo per portare la sua gente allo stadio. Ora tocca a noi. In alcune occasioni un po' di sana autocritica è realmente costruttiva.

    Ora però ribaltiamo l'analisi, e andiamo a considerare le partite giocate in trasferta. C'è letteralmente un abisso.La Sampdoria è quattordicesima, a soli dodici punti. Peggio hanno fatto solo Cagliari, Verona, Chievo , Spal, Crotone e Benevento. Praticamente le ultime forze del campionato. Non solo, la formazione genovese lontano dal Ferraris segna la metà e subisce quasi il doppio: 15 gol fatti (media di 1,25 a partita) e ben 22 marcature al passivo. A Genova gli avversari hanno trovato la rete soltanto 12 volte, oltretutto  con due gare in più a disposizione. Ecco, di fronte a questi numeri, non posso credere alla tesi della squadra timida e impacciata. Ritengo che il calo di rendimento in trasferta derivi dalla concomitanza di due fattori; il primo, il mancato apporto del pubblico. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, e alla Sud quello che è della Sud. Magari il numero di tifosi della Samp potrebbe essere più alto, ma quelli che ci sono sanno come si supporta una squadra giovane e proprio per questo motivo capace di imprese esaltanti e contemporaneamente di alcune battute a vuoto. Tra la Sud e la formazione di Giampaolo si è creato un rapporto simbiotico e difficilmente ripetibile. Negli ultimi anni non ricordo una simile capacità da parte del tifo di incidere sull'andamento di una partita.

    Il secondo fattore invece penso sia strutturale. La Samp per sua vocazione è una squadra incapace di difendersi e ripartire. Non è in grado di chiudersi a riccio, non sa 'piazzare il bus davanti alla porta' sfruttando gli spazi e il ventre molle di un avversario lanciato all'assalto. Il Doria gioca sempre allo stesso modo. Fa la partita -  o quantomeno ci prova -, cerca di far girare la palla, e non affronta le altre compagini approfittando dei punti deboli dell'avversario, ma fa leva sui suoi punti di forza. E' una differenza filosofica sostanziale e strutturale. E' un modo di intendere il calcio che ti porta naturalmente verso una certa deriva: puoi fare la partita della vita a Roma, e sparire dal campo a Benevento.

    La Samp ha superato i suoi problemi? A giudicare dall'esito della trasferta di Milano, non sembrerebbe. Contro il Milan di Gattuso i blucerchiati si sono ingrigiti. Ora però c'è l'occasione per certificare un'inversione di rotta. Tre trasferte in un mese sono roba da far tremare i polsi. Atalanta, Crotone  e Chievo attendono gli uomini di Giampaolo. Nel mezzo, la suggestiva gara in casa con l'Inter, poi via verso il derby. Sarà il crocevia della stagione. Replicare l'andamento interno 'da scudetto' sarebbe un sogno. Ma il Doria ha il dovere di provarci. Questa squadra ha il diritto di crederci, se l'è guadagnato sul campo. Vorrebbe dire diventare grandi. E non è mai troppo tardi per crescere.

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