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    Sampmania: sinistri scricchiolii, non rompiamo il giocattolo

    Sampmania: sinistri scricchiolii, non rompiamo il giocattolo

    • Lorenzo Montaldo
    Visto che siamo ormai sotto Natale, approfitterò del periodo per raccontare una storia a tema. Da bambino – e anche da adulto, ovviamente – ho sempre rotto tutto. Le scatole ai miei genitori, quello sicuramente, ma soprattutto i giocattoli. In modo particolare quelli nuovi, quelli che trovi sotto l'albero la mattina del 25 dicembre. Crescendo ho continuato con questa tradizione. Non erano più dinosauri di plastica, 'Action Man' o spade di gomma, ma sono passato ai telefoni, ai computer, alle macchine, insomma, a qualunque cosa mi comprassi con sforzo o a cui tenessi in maniera particolare. Attenzione però, in tutta questa storia c'è un filo conduttore. Non ho mai - quasi mai, meglio - rotto nulla di colpo. Di solito, appena scartati, i miei giocattoli nuovi cominciano a scricchiolare. Non erano più perfettamente funzionanti, si allentavano, si spaccava un pezzettino, qualche insignificante elemento di plastica. Tempo un mese però e non funzionavano più.

    Ora immaginate che il giocattolo in questione sia la Sampdoria. Perfetta, divertente, bella e per certi versi anche attesa con trepidazione dopo la scorsa annata da incubo. Sino alla partita con il Torino, una meraviglia. Poi è arrivata la Lazio, e dopo ancora il Chievo. E la Samp ha iniziato a dare segni di cedimento. Scricchiola anche la squadra, proprio come capita alle mie cose nuove. Lo ha sottolineato Giampaolo prima della partita del Bentegodi. Ha parlato di “dubbi sul momento mentale”, di giocatori che devono avere “motivazioni fresche e forti”, e della sua necessità di capire “quanti siamo, chi siamo, dove siamo”. Subito dopo ha lasciato a casa Silvestre, per scelta tecnica, una decisione che il ds Osti ha etichettato come un turno di riposo per “ritrovare la serenità”. Pensate sia una decisione casuale, dopo le tante voci su rinnovo e mercato?

    Già, anche a me purtroppo suona come un rumore sinistro, un accordo stonato nello spartito. Una scelta decisa e di polso, che condivido perchè uno spogliatoio ha bisogno di regole e di paletti. Però il 'problema' Silvestre (chiamarlo 'caso' non mi piace proprio) è comparso all'interno di una settimana vissuta tra le voci relative a Torreira, a Pedro Pereira e a Muriel, proprio nel periodo in cui i procuratori hanno iniziato a battere cassa dopo il momento positivo della Samp. Altro scricchiolio, altro ingranaggio insignificante che si inceppa. Sono segnali che ho imparato a non sottovalutare, a mie spese. Che poi gli agenti dei giocatori siano (almeno sulla carta) chiamati a maggior equilibrio, è tutto un altro paio di maniche.

    Forse sarò precipitoso, ma è per questo motivo che sento sgusciare una sottile inquietudine su per la spina dorsale. Non è per gli 0 punti raccolti in due gare, né per aver nuovamente regalato un tempo agli avversari. La mia vera paura è che questo bellissimo giocattolo che è la Samp possa sfaldarsi tra le nostre mani dopo averci fatto assaggiare quello che poteva essere.  Ci sono però tre capisaldi a cui mi aggrappo. Il primo è rappresentato dagli uomini. Lo spogliatoio blucerchiato ne ha almeno quattro o cinque. Due sono i portieri, gente che ha capito (o ha sempre saputo) cosa vuol dire indossare quella maglia. Uno è Palombo. Averne, di professionisti del genere. Il quarto è Barreto, il quinto Quagliarella. Con gente del genere, far passare un certo messaggio è molto più facile. Il secondo elemento è il mister. Il polso della squadra lo avverte perfettamente, e ha saputo accorgersi della stonatura prima di tutti. La mia terza certezza è la fame. Quella che hanno giocatori come Linetty, o lo stesso Torreira, o il sorprendente Schick (fa un gol all'ora, anzi, ogni 66 minuti: un'occasione se la merita). 

    Se questi tre elementi si combineranno, il giocattolo potrà essere riparato subito. Se fosse solo di mia proprietà, non ci scommetterei neppure un euro. Fortuna che la Sampdoria è di tutti. 

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