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    Sampmania: il ko col Sassuolo è una richiesta di aiuto

    Sampmania: il ko col Sassuolo è una richiesta di aiuto

    • Lorenzo Montaldo
    Sono incavolato nero con questa Sampdoria, e la cosa peggiore è che non sono in grado di mettere ordine nei pensieri, dopo aver ingoiato quattro pappine a Reggio Emilia. La Sampdoria sprofonda, e non si riesce neppure ad individuare una causa unica e macroscopica. Oddio, ci sarebbe il mercato, e la gestione di una campagna acquisti tra il grottesco e il surreale. Quella in effetti è decisamente la motivazione più evidente, ma temo che il problema non si riduca solo questo. Anzi, penso che se domani ci svegliassimo con un difensore centrale di spessore nazionale, un centrocampista di qualità, un esterno offensivo da alta serie A e un vice Quagliarella in più, il risultato non cambierebbe poi molto. 

    La Sampdoria vista con la Lazio e (ri)vista a Sassuolo è una formazione che ha un più vasto e ampio problema strutturale. Quello blucerchiato è un undici che non gioca, che non riesce a imbastire azioni credibili e che sbanda paurosamente in difesa. Qualcuno ora forse inizierà a rimpiangere la maniacale attenzione alla fase difensiva di Giampaolo? O la sua ostinazione ad insistere con un modulo (il 4-3-1-2) più semplice e immediato, battendo su alcuni concetti chiave e di facile comprensione? Non è che magari il mister di Giulianova si era reso conto a suo tempo di avere una squadra poi non così eccelsa, e riusciva a mascherare le lacune con organizzazione portata all'estremo e poche idee semplici e limpide? Forse non era solo 'talebano', tanto è vero che al Milan appena lo ha ritenuto opportuno, ha variato il modulo declinando quello che pareva l'intoccabile 4-3-1-2. “Primo: non prenderle!”, diceva Bearzot. E' uno dei tecnici tra i più lontani rispetto alla filosofia Giampaoliana, ma sono certo che l'attuale allenatore dei rossoneri abbia intimamente fatto suo questo concetto dopo l'esperienza a Genova. Non vuol dire rinunciare a giocare, ma farlo senza sbilanciarsi. Ah, se Giampaolo potesse parlare liberamente, magari davanti ad un sigaro e un buon vino. Sono sicuro che avrebbe parecchie cose da raccontare sulle decisioni prese quando era alla Sampdoria.

    Io però non sono neppure uno di quelli che intendono scaricare la colpa su un allenatore arrivato a Bogliasco con profusione di tappeti rossi e fanfare. Anzi, ritenevo (e ritengo) Di Francesco la miglior scelta possibile dopo Giampaolo. Ci ho fatto pure un Sampmania, su questo argomento. Prima di partire con i processi al mister, al netto di alcune scelte rivedibili, domandiamoci quindi: è possibile che Colley in un'estate abbia dimenticato come si difende? O che Ekdal non sia più capace a trovare un compagno libero nel raggio di centrocampo, o che Bereszynski sia diventato improvvisamente lento e distratto? No, non credo che possano essere solo le scelte di chi si siede in panchina il problema. Lo sfacelo è decisamente più vasto. Certo, DiFra avrebbe potuto giocare con un sistema di gioco più accorto, coprirsi maggiormente e concedere di meno, ma tu società non prendi Di Francesco per giocare chiuso e asserragliato. Altrimenti, ingaggi lo Iachini di turno – con tutto il bene che gli voglio – e speri di arrivare a gennaio limitando i danni.

    E' tutto surreale, in questa Sampdoria. E' surreale prendere 4 gol dal Sassuolo, è surreale presentarsi all'ultimo giorno di mercato con ancora “due-tre colpi da chiudere” (parola della dirigenza di poche settimane fa), è surreale pensare di sostituire un nazionale danese andato al Lione e un titolarissimo nel giro della rappresentativa belga con Murillo e con un ragazzo che nel Chievo ha giocato 23 partite, neppure tutte da titolare, e che soprattutto ha appena 21 anni. Introduco un'altra provocazione, una delle tante che mi vengono in mente: ci rendiamo conto della gravità di un ragionamento tipo quello relativo alla questione punta centrale? La Sampdoria era disponibile (?) ad investire 14-15 milioni per un calciatore. Evidentemente quantificava con tale cifra il 'peso' di tale tassello nell'economia blucerchiata. Sfumati due obiettivi, pare che da Corte Lambruschini abbiano deciso di virare sul 'Piano C', ossia non acquistare nessuno: cosa è cambiato, nella scala di priorità, negli ultimi due-tre giorni? Un simile passaggio logico mi spaventa da morire.

    Per questo ritengo che ad oggi non basterebbe neppure un mercato sontuoso, concentrato logicamente in 24 ore, per ribaltare questa squadra. Mettetevi il cuore in pace, comunque: non aspettatevi botti e manovre geniali al fotofinish. Tra un tweet per la Meloni e un teatrino sugli scalini di Piazza di Spagna, Ferrero sorride a fine partita e scatta selfie in tribuna al Mapei Stadium, e delle trattative non sembra interessa minimamente. Ma voi avete mai visto qualcuno che cambia le porte e dà il bianco alla casa che sta per vendere?

    Per questo motivo, quando leggo quello che dice l'allenatore della Sampdoria, la pelle mi si accappona ancora di più. Volete una breve sintesi delle sue frasi post partita? "Non basta solo Rigoni, le mie richieste vanno anche su altre zone del campo. Servono rinforzi in ogni reparto. Sono rammaricato e dispiaciuto, incavolato a caldo sotto tutti i punti di vista. Dopo il mercato faremo altre valutazioni, ma non sono soddisfatto in generale. Per il mercato dipende dagli obiettivi della società. Quello che mi preme, però, è che venga fatta chiarezza societaria, così da poter lavorare in un certo modo e prendere una certa direzione. Questa tarantella spero finisca presto". Di Francesco ha detto proprio così. E' un grido disperato, una richiesta di aiuto neppure troppo velata. E la cosa peggiore, è che si tratta dello stesso urlo strozzato in gola a tanti doriani delusi, stanchi e davvero molto, molto confusi.

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