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Sampmania: rivendico il diritto ad essere felici e preoccupati
Io rivendico il mio, il nostro diritto ad essere felici per tre punti cruciali in ottica salvezza, mantenendo però sempre ben ferme le perplessità vissute fino a ieri. Il calcio è pure episodico, e le montagne russe emotive non le sopporto. Così come non tollero la tendenza a fratturare, categorizzare e spezzettare in fazioni i gruppi eterogenei, o questa continua ricerca della contrapposizione tra ‘noi’, i bagnati dalla Sacra Ragione, e ‘voi’, i paria, gli impuri, gli sbagliati.
Vincere a Salerno è stato importante? Di più, fondamentale. I tre punti in trasferta all’Arechi sono oro colato. L’altra sera, durante una trasmissione, mi è stato proposto il calendario della Samp da qui al termine del girone di andata e avevo i brividi, nonostante le luci e il riscaldamento acceso al massimo. Partire con la tripla in trasferta è letteralmente un regalo di Natale anticipato. La Sampdoria ha mostrato dei passi avanti? Sì, a livello di concentrazione e determinazione, pochi invece sotto l’aspetto dell’organizzazione della squadra. Avresti firmato per una domenica pomeriggio così? Giocando magari male, ma battendo la Salernitana? Sì, con il sangue. La Sampdoria è guarita? No, per niente.
Le fragilità emerse negli ultimi due mesi non possono essere spazzate via con un colpo di spugna dallo 0-2 rifilato ad una squadra che, onestamente, è proprio poca cosa per la Serie A. La Salernitana è modesta, davvero molto, e tornare a Genova con le ossa rotte si sarebbe rivelato un segnale terribile. Però questa Samp incerottata, acciaccata, depressa e impaurita rischiava grosso. L’incontro invece si è incanalato da subito sui binari giusti, la formazione di D’Aversa ha recuperato coraggio, gracili certezze, e la domenica ha iniziato a rotolare sulla miglior china possibile. L’autorete di Di Tacchio e la firma di Candreva sono i classici gol a cui ripensi a fine stagione, con un groppo in gola, pensando ‘Però, senza quelle due reti…’. Va bene così e, ve lo ripeto, esserne felici è sacrosanto. Così come sono decisamente giustificate le perplessità e le paure avute provate nelle ultime due, lunghe settimane, di certo non fugate oggi.
Quali sono ora le certezze? Il portiere, Audero, tornato al livello dello scorso campionato, e la classe di Antonio Candreva, di nuovo decisivo dopo alcune uscite opache. La porta inviolata, ad oltre due mesi dall’ultima volta, è un'altra bandierina, da rapportare però alla modesta pericolosità di un avversario spuntato e poco incisivo. Ci saranno test più probanti, per verificare tale miglioramento. Volendo ci si potrebbe concentrare sui lati in ombra e ancora inquietanti del pomeriggio, come l’elevata percentuale di errori in fase di uscita e di scarico palla, o nel fraseggio tra i compagni (la Samp sbaglia ancora il 25% dei tocchi, è una percentuale troppo alta) ma forse sarebbe controproducente e, sinceramente, non ne ho neppure voglia. Spero lo faccia D’Aversa a Bogliasco.
Ciò che vorrei far capire, invece, è che si può esultare per una vittoria della Sampdoria, senza per questo dimenticarsi del contesto che avvolge squadra e, soprattutto, società. Mantenere obiettività e consapevolezza è prioritario. Essere felici per un successo cruciale nella corsa al mantenimento della categoria non significa obbligarsi a dire che va tutto bene, che sino ad oggi siamo stati tutti esagerati, che siamo fortissimi e splendidi e adesso la strada per Bogliasco è cosparsa di petali di rosa e margherite. Godere per i tre punti al Franchi non equivale ad autocastrare la propria coerenza ed i vari, legittimi dubbi emersi. Sarei entusiasta se il Doria replicasse la partita di Salerno con il Verona. Brutti, fragili, spaventati e vincenti. Non chiedo altro.
@lorenzomontaldo
@MontaldoLorenzo