Sampmania: riflessi pavloviani
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Le parole di ieri di Manfredi sono state le più chiare da quando ha assunto la carica più alta del club blucerchiato. E’ una sorta di manifesto programmatico, e ha toccato vari punti. Cerchiamo di prenderli uno per uno, spogliati dai preconcetti, senza eccessive lodi accondiscendenti, ma pure senza essere prevenuti,e di analizzarli. Il primo annuncio a saltarmi all’occhio riguarda Radrizzani , che evidentemente non fa più parte del progetto. E’ un chiarimento doveroso, i tifosi doriani si chiedevano quale ruolo avesse e dove fosse finito. Una parte di me si domanda - con una punta di fastidio - perché si facesse chiamare ‘presidente’ e girasse con la maglia della Samp a luglio, ma penso non avremo risposta a questo interrogativo.
Secondo aspetto saliente, gli investitori. Qualche giorno fa, il neo presidente aveva detto“I possibili investitori si fanno sentire spesso perché, come continuo a ribadire, la Samp è un asset importante dello sport internazionale e del calcio italiano. Il giorno in cui non ci saranno investitori interessati ad un asset del genere sarà il giorno in cui ci sarà una vera notizia da dare”. Nella nuova intervista, ha chiarito questo punto: Gestio Capital ha comprato il club, supportata da un insieme di soggetti, e ha capitali sufficienti per mandare avanti da sola il progetto. Però, certo, se qualcuno vuole entrare, ben venga.
La dichiarazione importante ritengo sia la seguente: “Sembra che Gestio sia un interregno tra la vecchia gestione e il massimo esponente del fondo arabo o il paperone americano mentre per noi questo è un investimento programmato con tanto lavoro da fare. Se arriveranno il fondo o un paperone, il mio negozio è aperto. Ma se non arriveranno la Samp sarà sempre la Samp, ora in B, vedremo in futuro”. Tradotto: non ho preso il Doria per risanarlo e darlo in mano subito al miliardario o al fondo. Manfredi, tra l’altro, ha fatto anche il prezzo della Sampdoria. Portarla in Serie A e con lo stadio di proprietà, potrebbe garantire almeno un’ottantina di milioni.
Mi è piaciuta molto la parte in cui l’imprenditore ha messo in piazza il teatrino dell’ex proprietario. Finalmente, Manfredi ha dato la sua versione della vicenda senza filtri: “Abbiamo avuto la sfortuna di non riuscire a dare seguito agli accordi firmati, con diverse parti al tavolo, a maggio. Così siamo stati tirati per la giacchetta in una negoziazione inutile per un secondo accordo che in un mondo normale non ci sarebbe mai stata". Non sono frasi di circostanza, sono mazzate, rese lecite e tutelate dalla firma che dovrebbe arrivare la prossima settimana. "Anche Ferrero come persona singola rientra nell'accordo "tombale". Chiuso con uno sforzo che ci spiace dovere fare, ma ne siamo obbligati per liberare il club da queste catene legali”.
C’è solo un punto su cui non ho capito precisamente cosa intendesse, ed è quando parla del ritorno in Serie A. Non è un particolare o un dettaglio. Apprezzo che non voglia vendere fumo, ma non si può chiedere ad un tifoso di accettare di buon grado la prospettiva di un tempo indeterminato in Serie B. I tifosi sanno che la Samp potrebbe rimanere in cadetteria anche l’anno prossimo, e non si disperano. Però, le dichiarazioni qua divergono, a seconda di chi le riporta. Su un giornale si legge: “La Samp non ha una struttura da B, vogliamo tornare in A il prima possibile. Ma avendo trovato macerie e ricevuto bombe fino a martedì scorso, non sono nella condizione di poter dire che l’anno prossimo sarà un ‘all in’.”. Su un altro quotidiano, la versione è leggermente differente: “C’è un piano A e un piano B. Ad oggi siamo in Serie B e questa può essere la prospettiva anche per il prossimo anno. Se così fosse, saremo pronti a fare del nostro meglio per tornare quanto prima dove la Samp merita di stare. Promettere un anno piuttosto che un altro non ha senso, ma dove è puntato lo sguardo è certo”.
Capite bene che la differenza, per quanto sottile, è sostanziale. Un conto è dire: “Se non saliamo adesso, ci daremo l’obiettivo di salire tra un anno”, un altro “Prima o poi torneremo in A”. Chiedere pazienza un altro campionato è scontato e sacrosanto, i tifosi del Doria sono maturi e responsabili, non pretendono la promozione a maggio. Accettare la prospettiva di un tempo indeterminato in Serie B, invece, è un altro paio di maniche. Non credo che Manfredi abbia chiesto questo, ma questa sfumatura fa tutta la differenza del mondo.
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