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    Sampmania: questa Samp è un pugile. Ma chiamate padre Karras e padre Merrin

    Sampmania: questa Samp è un pugile. Ma chiamate padre Karras e padre Merrin

    • Lorenzo Montaldo
    Che dire? Anche questa volta l’abbiamo sfangata. La Sampdoria non gioca bene, e questo è fuori discussione, continua a fare una fatica bestiale a creare azioni da gol, ma lotta, non si arrende, prende botte e si rialza. Se a questo Doria gli fai un occhio nero, si pulisce la faccia e si rimette al centro del ring, magari un po’ intontito, con tutta la modestia dei suoi mezzi, ma volenteroso e coraggioso. Immaginarlo soltanto un mese fa sembrava utopia: e il principale merito di Ranieri è proprio questo. Si sapeva che lo stile di gioco non sarebbe stato particolarmente spettacolare, ma preferisco di gran lunga una permanenza in Serie A senza incantare, piuttosto che una retrocessione in B alla Zemanlandia. Quindi per il momento mi vanno benissimo questi punti sporchi, presi ribaltando una situazione che si era complicata parecchio, anche un po' rocambolescamente. Nel frattempo, prendiamo per buona la sempre attuale metafora sfoderata qualche settimana fa proprio da Sir Claudio: “Quando costruisco una casa, prima metto le fondamenta e poi aggiungo quadri e fiori. I quadri e i fiori sono i gol”. Oggi ci vanno bene anche due stampe appiccicate alle pareti e un cestino di fiori finti, mister, non si preoccupi. 

    Peraltro il gol di Gabbiadini è stato una meraviglia balistica, altro che fiori finti. Il numero 23 blucerchiato è la perfetta sintesi di quello che è adesso la Sampdoria: tira fuori dal cilindro una perla meravigliosa, poi però non lo vedi per ottanta minuti quando si tratta di partecipare all’azione corale. Ieri ci ha tolto una bella padellata di castagne dal fuoco, ma mi sento di consigliargli vivamente di evitare mani alle orecchie varie e assortite. Né lui, né il resto della squadra sono nella posizione di poterselo permettere. Lasci stare le balotellate, non fanno per lui e non fanno per l’ambiente Samp. Specialmente in questo momento.

    Altre riflessioni sparse nel post Udinese: finalmente è tornata la vittoria in casa, mancava da oltre due mesi (Samp-Torino, 22 settembre). Non se ne poteva più. La Sampdoria sembra ancora una squadra un po’ confusa, alcune scelte di formazione continuano a lasciarmi perplesso, ma inizia a delinearsi quella che dovrebbe essere l’ossatura della squadra da qui a fine stagione, non tanto per quanto riguarda il modulo - sarà sempre il 4-4-2, al limite il 4-3-1-2 in alcune circostanze, e si sapeva - quanto per gli interpreti. Il recupero di Linetty è fondamentale, così come è letteralmente cruciale il ruolo di Ekdal, persino a mezzo servizio. Mai giocare senza lo svedese. 

    Evidentemente invece si può fare a meno di Rigoni e forse di Maroni. La scelta di Ramirez esterno destro nel primo tempo mi è sembrata particolarmente indicativa in questo senso. Rigoni avrà tempo alcune gare da qua a gennaio per convincere la Samp, ma ad oggi la sua permanenza a Genova sembra molto complicata. Sospendiamo il giudizio su Maroni, invece: quasi certamente, senza tre cambi 'forzati', Ranieri avrebbe optato per altre sostituzioni. Chissà, magari l'ex Boca avrebbe avuto una chance.

    Per concludere due annotazioni curiose. La prima me l’ha evidenziata l’ottimo collega Danilo Sanguineti: la Samp per la quinta volta consecutiva ha avuto un’espulsione a favore in casa. E’ successo negli ultimi cinque incontri al Ferraris: Inter (Sanchez), Roma (Kluivert), Lecce (Tachtsidis), Atalanta (Malinovski) e Udinese (Jajalo). In alcuni casi sono stati episodi ininfluenti, in altri, come nella gara di ieri, ad esempio, hanno indirizzato l’andamento dell’incontro. Se non è un record, poco ci manca. La seconda annotazione, invece, riguarda l’infermeria di Bogliasco: invito caldamente Ranieri ad invitare un paio di sacerdoti per una benedizione pubblica. Magari padre Karras e padre Merrin de l’’Esorcista’. Non si sa mai...

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