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    Sampmania: Quagliarella la Nazionale se la merita ora, non tra due anni

    Sampmania: Quagliarella la Nazionale se la merita ora, non tra due anni

    • Lorenzo Montaldo
    Io comunque non riesco a capire perchè non faccia mai partire dal primo minuto Saponara”. La frase che leggete è un'auto-citazione. A pronunciarla sono stato io, attorno alla metà del primo tempo della gara tra Empoli e Sampdoria, quando temevo che Ramirez avrebbe giocato una partita da Mister Hyde. Perchè effettivamente il trequartista uruguaiano è proprio così: c'è lo splendido dottor Jekyll, lucido, razionale ed efficace, e l'inquietante alter ego compassato e poco convinto. A dire la verità, il nostro Gastone ormai da qualche partita ha trovato la continuità che sognavamo tutti. Da circa un mese sta giocando bene, anzi, benone. Eppure lasciare fuori Saponara, il conquistatore di Roma, non è per nulla semplice. Invece ancora una volta aveva ragione Giampaolo,e la cavolata l'ho detta io, mica il mister. Ramirez ha fatto un gol da fuoriclasse, si è letteralmente inventato da solo una rete che ha raddrizzato la partita nel momento più delicato, anche perchè andare all'intervallo sotto per 1-0 qualche problemino lo avrebbe creato.

    La gestione Ramirez-Saponara inizia ad avere un senso. Anzi, alternandoli in questo modo il nostro Talebano preferito ha garantito alla sua squadra un tasso di pericolosità maggiore. Mi preme evidenziare questo aspetto, nel rotondo successo che proietta la Sampdoria là, al sesto posto. Giampaolo inizialmente si copre, scegliendo il giocatore più equilibrato, dotato di maggior fisico e pure dei colpi in grado di far svoltare una partita. Poi, quando le squadre si allungano e c'è bisogno di maggiore rapidità, butta dentro Saponara che ha il gigantesco merito di riuscire ad entrare in partita dal primo secondo di gioco. Non è da tutti, ci vuole un carattere enorme. La staffetta Ramirez-Saponara è un'arma in più di questa Sampdoria. E dato che nella filosofia del mister di Bellinzona non c'è nulla lasciato al caso, sono convinto che se la stesse studiando da tempo. Bisogna evidenziare anche che l'abbondanza non sta generando alcuna crepa evidente. Merito dell'intelligenza di tutti, in primis dei diretti interessati e del tecnico.

    C'è un altro capitolo però che mi piacerebbe trattare, e che mi frulla in testa da un po' di tempo. Sin quando ho potuto l'ho evitato, ora però non resisto più. Anche perchè sono convinto che si tratti di una tematica che interessa parecchio a tutta la sponda blucerchiata di Genova. Riguarda la convocazione in Nazionale di quel ragazzino con il numero 27 che fa cose incredibili, macina record su record e massacra le difese avversarie. Sembra che il Totò Di Natale di Udine si sia reincarnato qualche centinaio di chilometri più a Sud, impossessandosi di Fabio Quagliarella. "Non si ferma più". Peccato che ormai questa cantilena si ripeta da due anni. Ogni volta ci stupiamo, ma se questo rendimento Quaglia lo mantiene praticamente da tre stagioni, non è più straordinario. E' diventata una meravigliosa, incantevole abitudine.

    La sostanza dei fatti è che Quagliarella da tre anni è uno dei migliori attaccanti in assoluto della Serie A, tra i primi quattro o cinque dell'intero campionato. Lasciate perdere la carta d'identità, il lato romantico della vicenda e gli aspetti da romanzo. Fermatevi ai freddi e semplici numeri. E' sempre in cima alle classifiche dei marcatori, e pure nelle graduatorie di quelli che corrono di più. Logicamente, si accosta spesso il suo nome a quello dell'Italia. E la risposta che sento dare in continuazione, nei talk, nelle trasmissioni e sui giornali, è più o meno la stessa. Qualcosa del tipo “Se dovesse arrivare agli Europei con questa forma, allora probabilmente dovrebbe essere chiamato”.

    Io questa obiezione non vorrei più sentirla. Quagliarella la Nazionale se la merita adesso. Non tra uno o due anni, 'se' e 'quando'. Ora. Se l'è guadagnata a dicembre 2018, non 'forse' nel 2020. Lo ha fatto con i gol, con le giocate, ma pure con il lavoro che domenica dopo domenica fa per la sua squadra. Apprezzo la filosofia di Mancini, l'idea di costruire un gruppo con uno sguardo al futuro, per presentare la miglior formazione possibile in vista della prossima rassegna continentale, approfittando di un periodo senza impegni da dentro o fuori. La ritengo la strada giusta, e sarei d'accordo a non vestire Quagliarella d'azzurro se la sua presenza rischiasse di tarpare le ali a qualche giovane promessa in rampa di lancio.

    Ma la verità è che attualmente non c'è nessun giovane centravanti da bruciare. Non c'è nessuno come Quagliarella, e  neppure un giocatore che si possa avvicinare a lui. Dovesse spuntare un baby fenomeno in attacco, Mancini farebbe bene a tenerlo in considerazione, e a quel punto potrà fare tutte le valutazioni del caso. Ma l'Italia non è la Sampdoria, non deve fare plusvalenze valorizzando i giovani. Deve scegliere il meglio che c'è. E il meglio, ora, si chiama Fabio Quagliarella.

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