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    Sampmania: 'prendiamo Villar insieme a Torreira' e altre illusioni di massa

    Sampmania: 'prendiamo Villar insieme a Torreira' e altre illusioni di massa

    Spero di essere smentito dai fatti, ma onestamente sono molto scettico riguardo alla suggestione che sta circolando nelle ultime ore a Genova, sponda Sampdoria. Ve la sintetizzo così: “Beh, certo che se prendi Villar E Torreira…”. Già, Villar E Torreira. Grazie al… ci siamo capiti. Certo, se prendi Villar, Torreira, magari Praet, Schick, e buttiamoci dentro anche Andersen, senza stare a scomodare Skriniar, organizzi una squadra che l’obiettivo stagionale blucerchiato lo centra in carrozza. Obiettivo stagionale che, giova ricordarlo, è la salvezza. Mantenimento della categoria e basta, senza fronzoli. Giusto per non sovraccaricare eventualmente Giampaolo con bersagli impossibili da raggiungere, salvo poi ‘menarglielo’ in caso di mancato ottenimento.

    Quella di Torreira, in effetti, sembra ammantata più dei contorni della leggenda metropolitana che non della reale idea di mercato. Mi spiego meglio: non penso che alla Sampdoria Torreira non piacesse. Credo che all’area tecnica doriana Torreira sia molto gradito. Credo anche che all’area tecnica doriana risultino molto graditi, per dire, Mbappé o Haaland come vice Caputo, ma da lì ad imbastire una trattativa, ce ne passa. Magari una telefonata con l’agente dell’uruguaiano i dirigenti possono anche averlo fatta, forse pure più di una, ma da lì a pensare di avere chance, c’è un oceano.

    La vicenda Torreira è l’illusione perfetta, perché si autoalimenta. Ha tutti gli elementi necessari per un’autocombustione spontanea e perpetua. C’è un calciatore forte, fortissimo, forse il migliore transitato da Genova durante la gestione dell’ex presidente. C’è un ragazzo educato, rimasto nel cuore dei tifosi, e a sua volta legato alla Samp. C’è un club come l’Arsenal, che vuole cederlo e non si preoccupa troppo di eventuali minusvalenze. C’è il giocatore che è atteso ad Istanbul e invece non sale sull'aereo, innescando la miccia delle elucubrazioni fantascientifiche e c’è, infine, una Samp a cui un tassello del genere permetterebbe di trasfigurare il volto della squadra. Il resto lo fa il tam tam mediatico, attraverso la cassa di risonanza dei social: “Se prendessimo entrambi, Villar e Torreira…” butta lì un tizio. Un altro riprende il passaggio, lo appiccica da un’altra parte, e così via: la sparata assurge a status di indiscrezione.

    Oltre agli elementi di accensione autonoma citati poco fa, però, ci sarebbero altrettante componenti di disinnesco, che tendiamo a dimenticare. Una Sampdoria in difficoltà economica, ad esempio, o la necessità di abbattere il monte ingaggi, tanto per dirne un’altra. E ancora: Torreira è un calciatore di 26 anni, nel pieno della maturità agonistica, che può permettersi di scegliere tra squadre impegnate nelle Coppe. Ha un Mondiale da conquistare, come punto fermo dell’Uruguay, e la possibilità di pretendere un ingaggio top in altre piazze. Non solo nel Galatasaray. Inoltre, la Samp è impossibilitata a reinvestire tutti i soldi di Damsgaard sul mercato. Anzi, gran parte dell’incasso andrà nella gestione corrente del club, per i movimenti in entrata resterà soltanto una piccola fetta. E poi c’è un aspetto, magari più prosastico ma forse il più importante, ossia lo stipendio di Torreira, che veleggiava (e veleggerà anche in futuro) oltre i 3 milioni di euro. A tutto questo, sommate le - laute - commissioni richieste dall’agente, e avrete un quadretto più o meno completo.

    Il mercato è bello perché è vario, magari domattina mi sveglierò con la mandibola slogata dallo stupore e una maglietta numero 34 (o 18, come nella Fiorentina) da comprare. O forse con una nuova, facoltosa, ricchissima proprietà, disposta a ricoprire di denaro il trottolino uruguaiano. Potrei anche svegliarmi miliardario, che ne so. Ma in maniera più banale, riterrei una mossa ampiamente soddisfacente l’arrivo di un solo play, tipo Villar (che peraltro conta sull’approvazione di Giampaolo, per me è già un marchio di qualità), con una riserva alla Yepes o Trimboli, senza illudere i tifosi doriani tramite mirabolanti quadri barocchi conditi da sovrabbondanza di registi da compagini di prima fascia. Specialità, quella dell’illusione di massa, che recentemente mi pare abusata pure da chi la verità avrebbe dovuto raccontarla di mestiere, e oggi si cimenta in voli pindarici, o nella stesura di scenari che in confronto l’’Utopia’ di Tommaso Moro è un saggio storico.

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