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Sampmania: per rabbia o per amore
Che bella serata, quella di Marassi. Una notte d’altri tempi, 'di prima del motore', verrebbe da dire citando De Gregori, 'quando si correva - o, in questo caso, si giocava - per rabbia o per amore'. La Samp ha giocato per rabbia o per amore, con una squadra magari non bellissima ma cattiva, determinata, grintosa. Il Doria è addirittura quasi spensierato, comunque più leggero. Forse l’incertezza connessa a tutti i clamorosi fatti accaduti negli ultimi dieci giorni si è convertita nel collante necessario a cementare gruppo e allenatore, accendendo la scintilla di orgoglio che giaceva sopita sotto le braci. Ovvio, la formazione blucerchiata non è in grado di presentare due squadre di uguale valore, ma questo lo sapevamo già. Dalla partita di ieri possiamo lo stesso trarre alcune indicazioni in vista del campionato.
Ad esempio Verre, impiegato in quella zona di campo e con quelle precise indicazioni da seguire, quando è in giornata può rivelarsi una bella alternativa agli undici intoccabili. Il numero 8 blucerchiato mi piace di più quando demanda i meri compiti da esterno, non ne ha il passo, e si ritrova libero di muoversi tra le linee. Il gol, in tal senso, è un manifesto programmatico. Verre parte da centrocampo, praticamente da trequartista, attacca lo spazio creato dal movimento degli attaccanti e si ritrova libero nel cuore dell’area. L’ex Pescara ha i tempi, il senso logico e le caratteristiche da ‘dieci’, non tenerne conto è un peccato. Oltretutto, fa sempre gol belli.
Verre è stato per distacco il migliore della Samp, un paragrafo a parte se lo merita tutto, ma anche Falcone, Dragusin e Askildsen necessitano di una menzione d’onore. Ecco, loro forse sono le uniche alternative credibili da sostituire (se necessario) al cristallizzato ed intoccabile ‘undici’ titolare. La partita si è dimostrata importante pure per Alex Ferrari. Dopo alcune incertezze, è tornato ad un buon livello. Sgomitare al centro della difesa tra Colley e Yoshida non sarà semplice, ma merita di essere considerato la prima alternativa alla cintura nippo-gambiana.
Intendiamoci, contro il Venezia tornerei prima possibile alle fragili certezze conquistate in questo strano, pazzo dicembre. Adesso che D’Aversa sembra aver riacciuffato il timone impazzito, mentre ruotava vorticosamente all’interno della bufera, non toglierei le mani dal volante nemmeno sotto tortura. Però, all’improvviso, l’allenatore si è reso conto di avere una squadra ancora con lui, disposta a seguirlo e a gettare il cuore un po’ più in là, per il bene del gruppo. Il derby era una partita per uomini veri, Samp-Torino ha confermato che questa squadra, comunque mal costruita e incompleta, ha una qualità unica, le palle. E alle volte, le palle contano più della tecnica. Tre indizi fanno una prova, dicono. Bene, la prova datecela domenica.
Lo avevo già scritto dopo il derby, la Samp aveva lanciato un grido ben preciso affrontando il Genoa con così tanto ardore. “Siamo noi, siamo questi, fino alla fine, vogliamo darvi qualcosa e abbiamo bisogno di voi”. Ora tocca anche al pubblico raccogliere questo messaggio, rispondendo con partecipazione e vicinanza alla squadra. Di certo non vinceremo la Coppa Italia, ma già presentarsi agli ottavi con la Juventus è una bella soddisfazione. Portare via al Venezia tre punti renderebbe la settimana speciale. Sai che bel regalo di Natale?
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