Sampmania:| Palombo, il futuro non conta
Le sue lacrime al fischio finale della sfida contro il Palermo hanno emozionato tutto il calcio italiano. Domenica a Brescia è stato esposto lo striscione '10, 100, 1000 Palombo', gesto di rispetto verso una delle poche vere bandiere del calcio nostrano. La rivoluzione blucerchiata, iniziata con l'arrivo di Sensibile e con l'entrata in società di Edoardo Garrone, partirà proprio con il colloquio con Angelo Palombo. Proveranno a convincerlo a restare: lui potrebbe cedere nel caso in cui il progetto sia serio e competitivo, ma le possibilità che alla fine lasci Genova ci sono. E se davvero dovesse succedere, arriveranno polemiche: le lacrime del dopo Palermo verranno sicuramente bollate come 'di coccodrillo', o peggio ancora ipocrite. Molti piomberanno sul capitano chiedendogli spiegazioni ma non ascolteranno la risposta, perché del passato si saranno già dimenticati. Il passato che parla di un ragazzo arrivato in punta di piedi capace di guadagnarsi il rispetto in campo e fuori di tifosi e compagni di squadra svanirà in un istante.
Angelo Palombo è diventato una bandiera per il suo carattere e per la voglia di lavorare. Il capitano blucerchiato ha saputo gioire, senza mai ergersi a capo popolo quando sventolavano le bandiere dell'Europa, oppure quando la musichetta della Champions riempiva i cuori dei tifosi blucerchiati. Lui c'era, ma in pochi lo hanno notato: ha preferito lasciare le luci dei riflettori ad altri per poi ricomparire quando tutto iniziava ad andare a rotoli. In questa stagione maledetta Angelo Palombo ha ricoperto tanti (troppi) ruoli. Ha fatto il giocatore, il capitano e il dirigente; ci ha messo sempre la faccia sostituendosi anche a chi la faccia doveva mettercela ma non lo ha mai fatto. Ha provato in tutti i modi a scuotere i compagni, fino a quando l'incubo non è diventato realtà. E allora non gli sono rimaste che le lacrime.
Di tutto questo, se davvero l'Angelo blucerchiato dovesse volare verso nuove avventure, in molti si dimenticheranno. Altri, quelli che contro il Palermo cantavano a squarciagola come se nulla fosse successo, quelli che in 500 hanno accompagnato i propri colori nell'inutile sfida di Roma, no. Ringrazieranno e capiranno che ogni tanto il cuore lascia il posto alla mente. Sarà lei a consigliarti che a trent'anni, con quelle capacità tecniche e umane, traguardi davvero importanti sono a portata di mano, sia in Italia che in Europa, sia livello di club che di Nazionale. I tifosi blucerchiati ti continueranno a seguire, Angelo, e saranno orgogliosi di averti visto indossare per nove anni la maglia blucerchiata numero 17.