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    Sampmania: maledette clausole

    Sampmania: maledette clausole

    • Lorenzo Montaldo
    Lo ammetto: forse è solo un mio limite, una mancanza di informazione. Forse non riesco a distinguere il quadro generale, probabilmente – anzi, sicuramente – non ho la malizia di un uomo d’affari, o di chi è abituato a maneggiare quotidianamente milioni. Eppure ogni volta che mi ritrovo a dover affrontare l’argomento ‘clausola rescissoria’ mi sento pervadere da una prepotente sensazione di fastidio misto a impotenza. E come me tanti sostenitori della Sampdoria. Che senso ha, per una società, inserire nel contratto con un giocatore la tagliola o meglio, la Spada di Damocle della suddetta clausola? Vista dalla parte del club, e dalla parte dei tifosi della società in oggetto, si tratta solo ed esclusivamente di una trappola capace di portare solo svantaggi, e nessuna utilità evidente alla squadra proprietaria del cartellino del giocatore.

    Sino a poco tempo fa era considerata una pratica tipica del calcio spagnolo, ma ultimamente pare essere divenuta di moda anche in Serie A, e l’estate scorsa è balzata agli onori della cronaca: i casi di Higuain e di Pjanic hanno fatto scuola, ma pure il club blucerchiato è stato coinvolto in una… ‘non-trattativa’ con il suo capitano Roberto Soriano. Il Villarreal lo ha pagato 14 milioni, e se lo è preso senza dover negoziare con Corte Lambruschini. Oggi, in un marzo che sorride alla Sampdoria tra sole primaverile a Bogliasco, derby vinti e classifica positiva, le uniche nuvole all’orizzonte sono rappresentate dalle maledette clausole.

    Già, ancora loro, ancora più minacciose e pruriginose perché presenti nei contratti dei gioielli doriani esplosi in questo 2016-2017: Muriel, Schick, Praet, tanto per citarne alcuni. Quella di Muriel è da 28 milioni, quella di Praet 25, così come quella di Schick. Ed è questo il caso che irrita maggiormente. Perché tutti, a Genova, si rendono conto che il giovane ceco con una stagione da titolare alle spalle potrebbe valere tranquillamente almeno 15-20 milioni in più. E’ un predestinato, uno di quelli che passano una volta ogni tanto, si nota senza problemi ad occhio nudo. Leggere dell’Inter disposta a pagare la clausola per prenderlo subito, senza dover neppure trattare, irrita non poco.

    La domanda che si fanno tutti è la stessa: che senso ha introdurre la famigerata clausola in un contratto? Se il calciatore fa bene, dimostrando di valere l’importo prefissato e anche di più, toglie potere contrattuale al club proprietario del cartellino. Vi immaginate, tra un anno, un’asta tra le ‘big’ d’Europa per Schick libera da vincoli e da limitazioni? Perché non evitare di inserirla proprio allora, oppure metterla ma ad un livello ‘fuori mercato’, come ha fatto il Torino per Belotti? Questa è la grande domanda, quella a cui è difficile darsi una risposta.

    La realtà dei fatti è che probabilmente in fase di contrattazione è lo stesso entourage del giocatore a spingere per appuntarla nel nuovo contratto. Perché? Beh, la motivazione è semplice (e in questo caso non ci riferiamo a Schick, che non ha mai fatto mistero di voler continuare la sua maturazione a Genova, anche tramite il suo agente): se il giocatore dimostra di valere realmente la cifra richiesta, sarà libero di partire per club appartenenti ad una fascia superiore, ossia quella che si può permettere di pagare quanto richiesto. La Sampdoria lo ha fatto a sua volta, rivolgendosi ad un club neopromosso e strappandogli il calciatore più rappresentativo, quell’Ante Budimir sparito dai radar di Giampaolo. Se invece il calciatore non esplode, può comunque essere venduto ad una cifra più bassa.

    Va detto poi che la clausola genera anche un effetto positivo sulla squadra che lascia partire il giocatore: non è rateizzabile (almeno in teoria) e deve essere pagata tutta in un’unica tranche, garantendo proventi immediati nelle casse del club che si priva del cartellino. Ma nel caso di Schick, beh, vedere lati positivi è difficile. Romei ha detto che la Sampdoria sta valutando di raddoppiare la clausola, e che l’Inter per la verità non è così vicina alla chiusura dell’operazione. C’è da credergli, molto probabilmente, e speriamo che, almeno questa volta, la maledetta clausola non ci si ritorca contro. Auguriamoci che magari sparisca del tutto. Quella si che sarebbe una liberazione, un sogno. Ma solo per qualcuno, o meglio, per i tifosi blucerchiati. Per altri, invece, diventerebbe un incubo.

    @MontaldoLorenzo

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