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Sampmania: la ‘sindrome Balanta’
Per far impazzire il ‘cafonometro’ però non può mancare un altro cliché dell’estate. Mi riferisco al mitico, ineluttabile, inesorabile, ineludibile tormentone di mercato in salsa blucerchiata. E’ la malattia che mi costringe – ahimé, mi spiace per voi – a parlarvi quelle trenta-quaranta volte in tre mesi del giocatore di turno, di solito semisconosciuto ma considerato ‘forte’ dai più, che la Sampdoria tratta per settimane con continui colpi di scena stile ‘La Casa Di Carta. “Arriva, è già a Genova per le visite, arriva domani, no è saltato, no va all’Atalanta/Torino/Lazio (barrare a piacere l’opzione preferita)”. Io la chiamo ‘La sindrome Balanta’, dal nome del più famoso caso mai studiato. Ve lo ricordate? Era quel difensore colombiano che pareva un mix tra Beckenbauer e Nesta, però con il fisico di Diakité, che giocava nel River Plate e cha la Sampdoria ha corteggiato per circa un semestre. A proposito, sapete dove è finito? Dal 2016 si è trasferito al Basilea, aveva iniziato bene la prima stagione salvo poi cominciare a farsi male a ripetizione. Nell’ultimo campionato si è infortunato 8 volte saltando 14 partite, e non tutte di fila, ma in otto momenti diversi dell’anno. Aggiungiamo poi anche due o tre giornate di squalifica: povero cristo, sì che ci ha fatto penare per mesi, ma non se lo meritava.
Comunque, tornando a monte, la sindrome Balanta colpisce ogni luglio, puntuale come la coda sulla E80 al sabato mattina tra Genova e Rapallo e piacevole alla stessa maniera. Tra l’altro, difficilmente i calciatori affetti da tale bislacco malanno riscuotono questo gran successo nel nuovo club. I due dell’anno scorso erano Valon Berisha e Lovro Majer, rispettivamente 8 e 10 presenze con Lazio e Dinamo Zagabria. E’ andata un pochino meglio al Balanta di fine mercato estivo 2018, ossia Zaza: 29 presenze (ma parecchi spezzoni di gara) e 4 gol in Serie A. In generale quindi si rivelano quasi sempre esperienze da dimenticare. Dico ‘quasi sempre’ perchè ad esempio con Ilicic è andata male a noi. L’effetto peggiore della sindrome Balanta, però, lo accusa chi con il calciomercato ci lavora. Io ad esempio talvolta mi rendo conto di relazionarmi con il genere femminile come se fossi un direttore sportivo. Giuro, ragiono in mosse strategiche e depistaggi, in ‘no comment sino a quando il colpo non è stato chiuso’ e in ‘fumate bianche, grigie, nere’. Utilizzo espressioni tipo ‘cauto ottimismo’ e scaramanzie come “Non commento sino a quando non è ufficiale”. E non parlo di ‘trattative’ o ‘contrattazioni’, perchè potrei essere frainteso.
Oramai dopo anni di calciomercato sono consapevole di me stesso e mi ritengo temprato, ma inizio a scorgere i primi segni di insofferenza anche in coloro che si ritrovano a seguire queste interminabili epopee con la stessa attenzione riservata all’ultima stagione di Breaking Bad. Gli infiniti mercanteggiamenti di questa torrida estate hanno nomi e cognomi ben precisi: Verdi, Rigoni, Brekalo – lui mi sembra un bel candidato al premio Balanta 2019, al pari di Hurtado – Lammers, Malinovskyi e chi più ne ha più ne metta. Ecco, a tutti voi mi sento di dare un consiglio: l’unico modo per sconfiggere la ‘sindrome Balanta’ è la presa di coscienza. So che non è facile, ma posso forse darvi una mano. Riflettete su un aspetto: onestamente ad oggi non mi vengono in mente particolari colpi sfumati capaci di rappresentare un rimpianto. Forse giusto Ilicic. Pensate a questo, la prossima volta che vi sorprenderete a maledire l’ennesimo calciatore balcanico sfumato al fotofinish. L’alternativa è quella di piazzarsi nelle orecchie i Thegiornalisti (il gruppo musicale, non quelli tipo il sottoscritto) che vi cantano di quanto Maradona sia meglio di Pelé. Forse forse, preferisco Balanta.
@lorenzomontaldo
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