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    Sampmania: la Sampdoria delle rimonte e della leggerezza non c'è più

    Sampmania: la Sampdoria delle rimonte e della leggerezza non c'è più

    • Lorenzo Montaldo
    Marco Giampaolo spesso ha parlato di 'leggerezza'. Una parola chiave per la Sampdoria 2017/2018, e un termine che è molto caro all'allenatore blucerchiato. 'Leggerezza' intesa non come superficialità, ma come coraggio sbarazzino e per certi versi incosciente: qualità che per una squadra costruita con un obiettivo (la parte sinistra della classifica) e che si è ritrovata a lottare per qualcosa di più grande sono decisamente imprescindibili. "Io non ho i favori del pronostico, perchè ci sono squadre più attrezzate. Io devo giocare con leggerezza sfidandoti, e non devo avvertirlo come un peso"  aveva detto il mister nel post partita della sciagurata sconfitta con l'Inter. È un concetto fondamentale, ma è soprattutto un diktat che la Samp in questa stagione ha lasciato per strada

    Ancora una volta, sono i numeri a rendere la fotografia di quello che è cambiato nella Sampdoria. Durante il campionato, la Samp ha realizzato un record negativo. Viviano e compagni hanno perso ben 17 punti da situazioni di vantaggio. Un'enormità per una squadra che ambisce ad un piazzamento da Europa League. Gli esempi sono illimitati: possiamo citare l'1-1 di Dzeko al 91' di Sampdoria-Roma, il terribile uno-due griffato Milinkovic Savic e Caicedo in Samp-Lazio, il gol di Matri al 91' contro il Sassuolo, o le due reti subite a Cagliari. L'elenco prosegue ancora: a Benevento la Samp ne ha presi tre, dopo aver segnato il momentaneo 0-1, e ad inizio febbraio si è fatta riacciuffare dal Torino, nonostante Torreira avesse portato in vantaggio su calcio piazzato la truppa doriana. Di questi 17 punti, sono addirittura 10 quelli lasciati in trasferta. Ed è proprio l'andamento lontano dalle mura amiche del Ferraris il più grande rammarico della Samp. Come sottolineavamo in un altro Sampmania, considerando solo la classifica in casa la Samp sarebbe terza, a 32 punti, pari merito con l'Inter e a meno 3 dal Napoli, con 4 punti di vantaggio sulla Roma e addirittura 6 sul Milan. Fuori casa invece parliamo di una Samp da retrocessione: quindicesima, a quota 12, solo 3 scalini più su del Chievo terz'ultimo. La zona europea, nella speciale classifica fuori casa, coincide con la settima piazza occupata proprio dall'Atalanta a 22 punti, e dista ben 10 lunghezze dal Doria. Esattamente i punti persi da situazioni di vantaggio dalla Samp in trasferta. Sarà un caso? Io non credo. 

    È interessante notare come lo scorso anno il trend forse diametralmente opposto. La prima Samp di Giampaolo era la squadra delle rimonte. All'andata l'Atalanta passò in vantaggio con Kessié, Quagliarella e Barreto ribaltarono il punteggio. Con il Palermo fu Bruno Fernandes ad acciuffare l'1-1 al 95', a Firenze Muriel agguantò il pareggio nella ripresa, lo stesso canovaccio andò in scena a Crotone. E che dire dell' incredibile rimonta sul Sassuolo (partita epica, 0-2 per i neroverdi fino all'84', poi rete di Quagliarella e doppietta di Muriel in 7 minuti) o del 3 a 1 al Bologna, che aveva difeso lo 0-1 al Ferraris sino al 82'? Gli esempi di punti ottenuti da situazione di svantaggio nello scorso campionato sono tantissimi: Cagliari, Samp-Roma, anche Palermo-Samp al ritorno al Barbera, o ancora Inter-Samp; e si potrebbe continuare così ancora a lungo. La differenza in questo senso la fa la famosa 'leggerezza': quella che la Samp non trova più, e che in questa stagione aveva mantenuto almeno sino all' esaltante vittoria casalinga con la Juve. Dopo quel successo, il Doria non ha più potuto nascondersi. L'obiettivo doveva essere la corsa all'Europa, e la pressione ha fatto collassare la squadra. Da quel momento in poi ci sono stati anche i risultati positivi, persino una striscia esaltante tra gennaio e febbraio, ma la spensieratezza che Giampaolo agogna non si è più rivista. 

    C'è anche la questione delle motivazioni. E' inutile nasconderlo, spesso per una squadra giovane come la Samp è difficile trovarle, specie contro avversari non di blasone e in campi di provincia. Non bisogna dimenticare anche che da marzo in poi il tam tam mediatico, gli incontri dei procuratori e le voci su questa o quella squadra checché se ne dica influenzano in maniera più o meno inconscia il rendimento dei calciatori. Specialmente se sono giovani, magari stranieri - quindi poco legati affettivamente alla squadra  blucerchiata - e legittimamente ambiziosi. Era già successo alla prima Samp di Giampaolo, e la paura dei tifosi blucerchiati è che si ripeta anche quest'anno il copione dello scorso campionato, visto che già nella scorsa stagione durante il finale di campionato la Samp aveva invertito l'andamento: meno rimonte esaltanti, e più rimonte subite. A Reggio Emilia con il Sassuolo i blucerchiati passarono i vantaggio e la squadra all'epoca allenata da Di Francesco ribaltò il risultato, idem a Crotone nel turno successivo.  La domenica dopo la Samp andrò a Torino, segnò Schick e i granata pareggiano. Contro il Chievo Quagliarella  portò in vantaggio il Doria, Inglese ristabilì la parità.  Appena l'attenzione è calata, la Samp si è sciolta.

    Può essere un caso? Io non credo. Ma penso anche che abbia ragione l'ex presidente enrico Mantovani. "La domanda da farsi è 'la squadra ha capito che non si può andare avanti con questo atteggiamento?'. È ovvio che qualcuno ha mollato" ha detto il figlio di Paolo "bisogna fare in modo che non succeda più. Contestazioni? Non è l’ambiente che deve dare la scossa, è la società che deve dare la sferzata qualora sia necessario". Penso anche io che la sferzata  debba arrivare in questo momento dalla dirigenza. Che magari potrebbe anche cercare di trasmettere un altro messaggio con gli addetti ai lavori e con la stampa. Magari facendo passare il concetto della Samp vista non come un supermercato - seppur costoso - dove tutti hanno un grosso cartello 'vendesi' affisso sulla schiena, bensì come un isola felice dove nessuno tarpa le ali, per carità, ma dove bisogna anche guadagnarsi il futuro fino all'ultimo secondo dell'ultima partita stagionale.  Una società dove i 'sacrifici' sono un paio l'anno, utili a mantenere il bilancio sano, ma senza la frenesia del vendere a tutti i costi. Anche perché alla 'scusa' della mancanza di motivazione, della perdita di concentrazione, ci crediamo fino a un certo punto. Quasi tutti i giocatori hanno nel contratto parecchi premi legati alle Coppe. Credete che ci possa essere uno stimolo più forte di quello economico? E poi, l'Atalanta gioca forte 40 partite l'anno, e ha una rosa composta per metà da calciatori consapevoli di essere di passaggio a Bergamo. Ci riescono loro, perché noi no?

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