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    Sampmania: 'all-in' vinto, ora bisogna amministrare

    Sampmania: 'all-in' vinto, ora bisogna amministrare

    • Lorenzo Montaldo
    Forse non tutti sono pratici del gioco del poker, e dei suoi termini specifici. Uno in particolare può tornarci utile per interpretare questo Sampmania: si tratta del termine 'all in', utilizzato quando un giocatore punta su un unica mano tutte le fiches a sua disposizione. Se vince, raddoppia, se perde si alza ed esce dal tavolo. Teniamo buona questa definizione, ci servirà più avanti. Ora, a bocce ferme e a qualche giorno di distanza dall'ultima partita di Serie A, è tempo di bilanci. Si possono tirare le somme, e il saldo dell'annata 2016-2017 alla chiusura mostra un segno positivo che lascia ben sperare per quanto riguarda il futuro. Gli ultimi due mesi di vacanze anticipate della Sampdoria rischiano di lasciare una brutta impronta su un campionato che non merita di essere ricordato in maniera negativa. E' importante non sminuire quella che può essere considerata a tutti gli effetti una buona stagione, perchè è da qui che bisogna ripartire per costruire un domani importante.

    Probabilmente, senza il filotto di pareggi e sconfitte a cavallo tra aprile e marzo, il clima sarebbe diverso. La Samp ha tirato i remi in barca dopo il pareggio con la Fiorentina, è vero, ma bisogna tenere conto anche da dove è partita la truppa blucerchiata. A luglio il Doria si trovava ad annaspare tra le macerie di un campionato fallimentare, nel corso del quale la squadra di Massimo Ferrero ha rischiato la retrocessione. C'era un tecnico nuovo, bollato come inconcludente e inadatto. C'era una rosa fatta di tante scommesse, di giocatori che non avevano mai assaggiato il campionato italiano e di esperti mestieranti come Silvestre, Barreto e Quagliarella considerati 'finiti'. Questo è stato il primo merito di Giampaolo: l'ex tecnico dell'Empoli ha saputo dare un'identità a una squadra slegata e sfilacciata, ha restituito consapevolezza e fiducia ad un gruppo sfibrato e nervoso. Alcune prestazioni generose e volitive hanno ridotto la scollatura con i tifosi, mentre la Samp costruiva mattoncino dopo mattoncino una sua credibilità. Il periodo difficile è stato superato grazie ad un gol di Fernandes allo scadere con il Palermo, una rete che ha picchettato la poltrona di Giampaolo, già traballante, e ha dato energie in vista di un derby vero punto cruciale della stagione. Piano piano la Samp è migliorata, e mentre la banda di 'ragazzini terribili' capitanata da Torreira, Skriniar, Linetty e Schick cresceva – e con essa, di pari passo, aumentava il valore della rosa doriana – i risultati hanno cominciato a dare ragione al lavoro di Giampaolo.

    C'è stata ovviamente una componente di bravura da parte degli scout della Samp nell'individuare questi talenti in rampa di lancio, ma pure un pizzico di fortuna: alzi la mano chi, nel leggere la rosa blucerchiata a settembre, non avvertiva almeno un piccolo brivido di paura. Tante scommesse tutte assieme sono estremamente difficili da azzeccare, il rischio è altissimo. Eppure la Sampdoria di Giampaolo ha ingranato, la difesa si è stabilizzata attorno ai suoi centrali (Silvestre e Skriniar sono di un'altra categoria rispetto a gran parte dei predecessori) e pure Muriel là davanti ha cominciato a fare il... Muriel. Partite da fenomeno, sprazzi di luce assoluta alternati a pause sonnacchiose: ma questo è il numero 9 colombiano, ormai è chiaro, e il suo apporto in una squadra come la Samp è fondamentale. Nel temuto mercato di gennaio la Samp si è comportata bene. Nessuna cessione, pochi movimenti all'insegna dell'autosostentamento. Segno che la dirigenza ha imparato dagli errori dello scorso anno. Non solo, Ferrero ha anche cementato le fondamenta di Corte Lambruschini, completando a livello societario il Doria con l'inserimento di un esperto uomo di calcio come Pradè. Uno a cui basta il nome che porta per aggiungere autorevolezza a una dirigenza giovane. Ed è stato molto apprezzabile lo sforzo fatto per casa Samp: è un asset che aumenta il prestigio e il valore di una società che deve fare dei talenti 'casalinghi' il suo punto di forza.

    Qualche aspetto negativo ovviamente c'è stato: la Samp ha evidenziato lunghe pause, ha perso troppi punti con le cosiddette 'piccole', e ha dimostrato una mancanza di personalità in alcuni momenti fisiologica considerando l'età media della rosa. E' stata gestita male la Coppa Italia – la macchia di Roma è difficile da lavare – e a mio avviso la situazione spinosa legata a Cassano poteva essere amministrata in un'altra maniera. Ma sono poche piccole imperfezioni, a cui si può porre facilmente rimedio.

    Ora per la Sampdoria si apre un nuovo capitolo. Ferrero e Romei dovranno capire cosa vogliono fare da grandi. La base di partenza è buona, servono alcuni correttivi e questa squadra può diventare competitiva. A patto però che venga azzeccato il mercato in uscita: il sacrificio di uno, massimo due pezzi pregiati è inevitabile. E' logico sacrificare Schick. Tralasciando la questione legata alla clausola, è giusto lasciar partire chi ambisce ad altre società, ma i 25 milioni che la Samp incasserà dalla sua cessione permetteranno a Corte Lambruschini di assumere una posizione di vantaggio nei confronti delle società interessate ai suoi gioielli. Giampaolo, che non è uno sprovveduto, ha chiesto alla dirigenza di confermare Skriniar, Torreira e uno tra Schick e Muriel. Si tratta della spina dorsale della Samp, e costruendo intorno ad essa una squadra equilibrata il prossimo campionato potrà essere anche più divertente. Ed ecco che qui torniamo alla definizione iniziale di 'all in'. Per indole io non sono propenso alla scommessa, non gioco e men che meno azzardo. Credo che non debba farlo nemmeno una società come la Samp. Bisognerà rimettersi a remare senza andare 'all in' ogni estate.Quello del 2016-2017 lo abbiamo vinto, la Samp ha raddoppiato, ora è chiamata ad amministrare. E forse questo è un compito ancora più complesso.

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    @MontaldoLorenzo

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