Sampmania: la frittata di agosto
In un mese di mercato la Sampdoria ha gettato al vento il bel lavoro fatto in precedenza. Se le trattative fossero finito a luglio tutte le mosse sarebbero state giuste cessioni comprese. Via Poli e Icardi, assenze che pesano in una squadra che dalla cintole in su non riesce a dare profondità alla sua manovra senza i due a correre a perdifiato anche verso il portiere avversario. Le occasioni erano però troppo ghiotte per non cedere alle lusinghe. Come si fa a non cedere per oltre 10 milioni un attaccante del 1993 pagato pochi spicci appena due anni prima? Come si fa a dire di no al Milan per un ragazzo che aveva bisogno di spiccare il volo? La Sampdoria li ha lasciati partire, non poteva fare altro ma fino a luglio ha saputo muoversi nella maniera giusta sul mercato fissando e raggiungendo i suoi obiettivi: Gabbiadini, Regini e Sansone su tutti.
Ad Agosto sarebbe quindi bastato portare a casa un nuovo Poli di buon livello, Rigoni del Chievo o Lazzarri dell’Udinese, entrambi da pagare, certo, ma non cifre spropositate. Un solo acquisto e tutto sarebbe stato più facile, per Delio Rossi e soprattutto per Krsticic e Obiang lasciati troppo spesso in balia dell’avversario perché affiancati da gente non all’altezza. Così non è stato, è arrivato Bjarnason, pedina che al momento appare inutile almeno quanto Barillà.
Gli ultimi due acquisti sono state l’apice di un agosto terribile per i blucerchiati che poco prima avevano lasciato partire Romero per l’alto ingaggio lanciando titolare Da Costa. Il brasiliano non è all’altezza, lo dimostra la sua carriera (faceva da secondo perfino a Curci nell’anno della retrocessione) e la riprova è arrivata in questo inizio di campionato. Incapace di fare “la parata”, soggetto a errori in un buon 50% delle reti subite dalla Samp e soprattutto pervaso da un senso di insicurezza che si ripercuote su una difesa che l’anno scorso era il punto forte della squadra e ora è sempre in difficoltà. Romero di errori ne ha fatti tanti ma soprattutto all’inizio dell’anno passato aveva salvato dei risultati (a Milano e Roma per fare due esempi). L’ingaggio altissimo sicuramente era immeritato ma tra lui e Da Costa c’è un abisso, nei giorni post cessione del numero uno argentino si poteva trovare una via diversa e più sicura (Viviano o Sorrentino). La società aveva più volte ripetuto, nell’illuminato luglio, di puntare forte sulla voglia dell’argentino di andare al Mondiale. Quindici giorni dopo lo ha venduto senza sostituirlo, è stato l’inizio dell’agosto da incubo, antipasto di una stagione che si preannuncia difficilissima.