Sampmania:| In ricordo di Paolo Mantovani
Ancora due giorni e saranno passati 19 anni da quando un malore strappò alla Sampdoria e al calcio italiano Paolo Mantovani. Il Presidente è stato un simbolo per tutti quei tifosi blucerchiati che vincevano e gioivano, perdevano e applaudivano, conquistavano l'Italia e preparavano già i passaporti per viaggiare in Europa, perché dare un limite ad una favola è un peccato capitale. Di Paolo Mantovani tutti hanno già detto tutto: era un uomo che si faceva guidare dal cuore senza mai dimenticare i principi di una sportività tutta sua, un modo di fare calcio in cui le persone erano più importanti di qualsiasi altra cosa. Dolce, ambizioso e appassionato, sarebbe inorridito nel vedere 'colleghi' a Napoli insultare giornalisti, o allenatori a Torino minacciare un po' tutti in conferenza stampa. All'epoca di Paolo Mantovani il calcio aveva il suo lato oscuro che mai e poi mai avrebbe toccato Genova e la sua Sampdoria, perché a lui piaceva scegliere uomini forti e non solo calciatori forti; perché lui non voleva trattare con agenti, procuratori e giullari vari, ma solo con i ragazzi che avrebbe poi visto indossare la maglia del suo cuore. Ci manca Paolo Mantovani, ci manca perché quando parlava non era mai banale, perché avrebbe voluto rendere felice tutto il calcio italiano come aveva fatto con l'isola Sampdoria, e statene certi ce l'avrebbe fatta.
Proprio in questi giorni in cui i suoi tifosi sono pronti a commemorarlo tra sorrisi, feste e qualche lacrima, mi chiedo se a Mantovani questa Sampdoria sarebbe piaciuta. Di sicuro gli sarebbero piaciuti i tifosi, perché in fondo sono quelli che lui stesso vedeva sugli spalti. Avranno qualche capello bianco in più, saranno cresciuti in altezza e non solo, ma lo stile è sempre lo stesso, ed è ben riconoscibile anche in chi l'era Mantovani non l'ha vissuto per limiti di età. 'I tifosi della Sampdoria hanno perso a Wembley e hanno cantato, hanno visto andare via Vialli e hanno cantato. Finché i tifosi della Sampdoria canteranno non ci saranno problemi per il futuro'. Questa è la frase che tutti i tifosi amano di più. E sapete cosa c'è? Paolo Mantovani sarebbe stato orgoglioso di vedere i suoi tifosi piangere, applaudire e cantare nella sfida dell'incubo contro il Palermo, così come in quella della riscossa a Varese. Dunque sì, a mio modestissimo parere la Sampdoria di oggi gli sarebbe piaciuta. Perché è ambiziosa senza eccedere e perchè, proprio come la sua, è formata da uomini veri.
Edoardo Garrone ha avuto il coraggio di insediarsi nel momento più buio, quando mollare sarebbe stato fin troppo semplice. Ha scelto i suoi collaboratori con calma e senza mai metterne in dubbio le capacità. Prima Sensibile, uomo di campo, tenuto sotto la proprio ala anche quando tutti ne volevano la testa. Poi Sagramola, braccio armato nella guerra per lo stadio e non solo. E infine Ferrara. A Paolo Mantovani, Ciro sarebbe piaciuto, perché il suo sorriso è lo stesso che aveva il Presidente quando parlava di Sampdoria, perché con quello stesso sorriso trasmette allegria, gioia ma anche fermezza e voglia di conquistare qualcosa di grande. E infine i giocatori. Il Presidente aveva preso sotto braccio gente come Mancini, Vialli e Pagliuca, e sicuramente gli sarebbe piaciuto diventare il padre putativo di un ragazzo come Obiang, talentuoso ed esuberante senza mai eccedere, oppure di Nicola Pozzi, professionista esemplare che la maglia la suda dal primo all'ultimo allenamento dell'anno. Gli sarebbe piaciuto Romero, nonostante l'errore di Verona, e infine gli sarebbe piaciuto Daniele Gastaldello. Il capitano dolce e silenzioso, capace di guidare la sua truppa senza protagonismi. Questa Sampdoria sarebbe piaciuta a Paolo Mantovani perché sta cercando di nuovo di 'specializzarsi in vittorie'. Ma la realtà è che a Paolo Mantovani la Sampdoria piacerà sempre, perché sempre e per sempre la Sampdoria sarà di Paolo Mantovani.